La ‘velata’ polemica è nata su Facebook il 30 dicembre ultimo scorso con un post della stessa scrittrice partenopea Antonella Cilento: “Come diceva un...
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L’antefatto è costituito dal dato che l'autrice di “Neronapoletano” nel periodo di uscita del suo testo – 2004 - avrebbe regalato al regista italo-turco una copia del suo testo e quindi Ozpetek lo avrebbe avuto ben presente. Sul social è subito scoppiato il gioco dei likes, ma nei commenti è cresciuto prima l'interesse per la vicenda ed anche e soprattutto la solidarietà per l’autrice per quello che sarebbe apparso a molti come – almeno - l’emulazione di un'idea artistica.
Mentre crescevano i commenti e le condivisioni intanto l'autrice ha cercato anche di buttare acqua sul fuoco e dando gli auguri per il nuovo anno ha affermato: “Finiamola qui". Ma il flusso facebookiano è continuato ed un utente - il regista teatrale Paolo Vanacore - ha postato un articolo del quotidiano romano “Il tempo” che dava conto di un presunto plagio subito da uno scrittore bolognese Paolo Rambaldi che nel 2016 ha denunciato Ozpetek perché riteneva copiati personaggi e tratti di due suoi romanzi “Diana (un’avventura estiva)” e “Passioni diverse” nei film “Mine vaganti” ed “Allacciate le cinture di sicurezza” del regista romano d’adozione. Difficile prendere posizione in questa vicenda: sarebbe materia da grafici pubblicitari, prima che da recensori di testi. Il film di Ozpetek che abbiamo visto narra tra i tanti temi che innerva nel narrato quello di una “Napoli, come Città dei doppi”. Ma gli stessi latini nei loro brocardi civilistici avvertivano, “ne bis in idem”. Non due volte nella stessa cosa. Andiamo a vedere. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino