Napoli, la chiesa seicentesca della Sapienza chiusa e ridotta a discarica

Napoli, la chiesa seicentesca della Sapienza chiusa e ridotta a discarica
Le chiese napoletane sono un patrimonio storico e artistico di grande rilevanza, se si considera gli stili, i progettisti, le maestranze e le opere d’arte che lo...

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Le chiese napoletane sono un patrimonio storico e artistico di grande rilevanza, se si considera gli stili, i progettisti, le maestranze e le opere d’arte che lo costituiscono. Sono moltissime le chiese chiuse ed abbandonate nel centro storico di Napoli, patrimonio dell’Unesco, e tra tutte spicca per la sua grandezza la monumentale chiesa di Santa Maria della Sapienza che fu eretta all’inizio del ‘600. L'interno, a navata unica con cappelle laterali, è decorato con marmi policromi di Dionisi Lazzari ed aiuti. Del Lazzari sono anche altre parti della chiesa come il pavimento, in marmo bianco e ardesia, molto simile a quello già esistente nella chiesa di San Gregorio Armeno.


Gli affreschi nella volta e nell'abside sono di Cesare Fracanzano, mentre, sul timpano del fondale settecentesco, vi sono due angeli di Paola Benaglia. Quasi tutte le opere d'arte mobili sono scampate ai furti, in quanto opportunamente trasferite in altre sedi. La chiesa della Sapienza è chiusa da decenni e necessita di un restauro conservativo. Il tempio è stato aperto soltanto in occasione del Maggio dei monumenti 2005, risultando, sia artisticamente che architettonicamente, parzialmente deteriorato: questo a causa di infiltrazioni d'acqua e dispersioni.
 
Sulla scala della chiesa bivaccano di giorno e di notte alcuni clochard che abbandonano tutti i loro rifiuti, rendendo le scale d’accesso, nonostante siano protette dai cancelli, una discarica visibile a tutti i passanti e turisti, oltre che si sente sulla strada l’olezzo di urina e di altri bisogni fisiologici. Sono visibili escrementi umani e il guano di colombi che costituiscono, anche, un serio problema igienico-sanitario.

«È una chiesa bellissima, ricca d’arte e di storia, - commenta Antonio Pariante, presidente del comitato civico Santa Maria di Portosalvo, - che attende da anni le solite promesse di restauro e una degna riqualificazione, così come è ridotta da molti anni rappresenta l’oltraggio del patrimonio chiesastico napoletano. Rischia di scomparire - continua Pariante - una delle più belle chiese di Napoli e con essa tutte quelle testimonianze d’arte sacra che hanno caratterizzato per secoli la storia del capoluogo partenopeo.


È da tempo che chiediamo – conclude Pariante - di riaprire le chiese abbandonate e l’esigenza di realizzare un progetto di investimenti concreti per la promozione del turismo, attraverso la valorizzazione del patrimonio artistico culturale che l’Unesco riconosce come patrimonio dell’Umanità». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino