Madrid. Oppositori incarcerati, stazioni del metro chiuse a Caracas, come l'autostrada Panamericana in direzione della capitale, maxi-incidenti simulati di camion...
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Nel clima di tensione crescente, Maduro ha convocato nelle stesse ore una contro manifestazione nella centrale Avenida Bolivar, per "difendere il popolo e la democrazia" e ha bollato la marcia su Caracas come un colpo di Stato. "Chi vi partecipa e inciterà alla violenza, sarà arrestato", ha promesso. Per l'erede di Chavez, il paese si trova davanti a "una destra fascista, golpista, che non rispetta le regole del gioco". Ed ha paragonato quanto sta accadendo in Venezuela con il "complotto parlamentare" in Brasile, culminato con la destituzione della 'presidenta' Dilma Rousseff.
Con la massiccia presenza delle forze di sicurezza nelle strade, sono stati allontanati anche i testimoni scomodi della protesta, i corrispondenti e inviati della stampa estera - fra i quali Al Jazera, Le Monde o il Miami Herald - accusati alla vigilia da Maduro di essere in combutta con gli oppositori per organizzare falsi scontri con le forse dell'ordine.
La carestia e la mancanza di generi di prima necessità e di medicine negli ospedali ha portato la situazione vicina al collasso. Per 9 venezuelani su 10 è pessima e una stragrande maggioranza, l'80%, si dice favorevole a un cambio alla presidenza. Per quanto i dirigenti della Mud si siano affannino a promettere che la marcia odierna sarà "pacifica e democratica", sono in molti a temere che la situazione possa degenerare in una violenza fuori controllo. A cominciare da Unasur, organismo costituito da vari ex presidenti, fra i quali quello di Panama, Martin Torrijos, e lo spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero, che ha tentato, finora inultilmente, una mediazione fra le parti. Dopo una visita lampo a Caracas, Zapatero è rientrato a Madrid, senza trovare punti di incontro fra le parti, che appaioni irriconciliabili.
L'organismo elettorale nazionale ha fatto sapere che la raccolta di firme per il referendum potrebbe essere autorizzata per fine ottobre, il che sposterebbe il referendum di revoca al prossimo anno. Secondo il dettato costituzionale, se la consultazione sarà celebrata prima del 9 gennaio e Maduro dovesse perdere - come appare più che probabile - dovranno essere convocate elezioni per un nuovo presidente, con un mandato fino al 2019; mentre se il referendum si terrà dopo quella data, resterebbe fino a fine mandato in funzioni l'attuale vicepresidente, di nomina chavista. Ovviamente l'interesse di Maduro è che la consultazione si ritardi il più possibile. Sul fronte opposto, la Mud, con Enrique Capriles, principale leader dell'opposizione, che promette di non abbandonare la piazza fino all'allestimento delle urne, prima di gennaio.
Alla vigilia della marcia su Caracas, il segretario dell'Organizzazione degli Stati Americani, (Oea) Luis Almagro, ha espresso preoccupazione e denunciato "la recrudescenza della repressione e delle violazioni dei diritti umani in Venezuela", avvertendo che qualunque abuso del governo di Maduro sarà considerato "inaccettabile".
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Il Mattino