Olimpiadi «napoletane»: i circoli velici fabbriche dei giovani campioni

Olimpiadi «napoletane»: i circoli velici fabbriche dei giovani campioni
Su il Gran Pavese: dal Circolo Canottieri all'Italia, dal Posillipo al Savoia. E come se Napoli, dopo quasi una settimana di anonimato giapponese, avesse all'improvviso...

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Su il Gran Pavese: dal Circolo Canottieri all'Italia, dal Posillipo al Savoia. E come se Napoli, dopo quasi una settimana di anonimato giapponese, avesse all'improvviso indossato il suo vestito più bello in una giornata che passerà alla storia con il bronzo del quattro senza con i tre napoletani Matteo Castaldo, Marco Di Costanzo e Giuseppe Vicino; l'argento di Luca Curatoli, la medaglia certa di Irma Testa che sabato combatterà per l'accesso alla finale.

Quella di Castaldo, Di Costanzo, Vicino e Curatoli è la storia di quattro ragazzi che entrano nei circoli dove cominciano a muovere i primi passi sportivi. Matteo Castaldo è nato alla Canottieri Napoli con Aldo Calì. Poi il passaggio al Savoia di Andrea Coppola dove avviene l'esplosione del ragazzo. Arrivano le due medaglie olimpiche: Rio 2016 e Tokyo 2020. Ora è in Polizia. Marco Di Costanzo nasce alla Canottieri Napoli con Cristiano Clarizia per poi approdare al Posillipo. Qui il mentore si chiama Mimmo Perna che lo forgia da ragazzo e lo fa diventare uomo. Arriva dai Quartieri Spagnoli ed ogni ritorno si arricchisce la bacheca di un predestinato. Giuseppe Vicino ha cominciato a vogare a Lago Patria, quel bacino dove nascono tutti i grandi campioni napoletani. Ora al centro di un progetto di sviluppo.

Il circolo Italia con Paolo Cappabianca e Antonio Colamonici, colui il quale sta facendo le fortune della Romania come direttore tecnico, ne ha fatto un campione. «Vicino e Lodo hanno salvato l'Italia sul quattro senza» ha detto qualcuno. Infine Luca Curatoli, nato al Posillipo con Leonardo Caserta e quella nidiata di sciabolatori che per tanto tempo ha reso onore al circolo. Poi scelte. Futuro altrove con le Fiamme oro.

«Abbiamo a vario titolo sette atleti targati Canottieri alle Olimpiadi» è l'orgoglio del presidente Achille Ventura. «La mission di un circolo è quella di fare leva. Certo quando c'è bisogno di maggiori investimenti il circolo non ce la fa più da solo. Se mi capitasse una Pellegrini da gestire sarebbe difficile». Per Vincenzo Semeraro, numero uno del Posillipo, è finito il tempo in cui il circolo era secondo per numero di atleti ai Giochi soltanto alla California: «Dimentichiamo l'alto livello. Noi dobbiamo pensare alla base, al reclutamento. La nostra mission è crescere uomini». In questo senso il riconoscimento dell'Associazione napoletana dei circoli nautici dalla regione «è importante in quanto siamo sedici soggetti con un interlocutore unico per quelle che sono le nostre esigenze». Per il presidente del Circolo Italia Roberto Mottola di Amato «crescere giovani è la cosa più bella che possiamo fare sapendo però che dovranno andar via. Nella vela stiamo facendo cose magnifiche ma non con le classi olimpiche.

È quella che sta provando a fare Mimmo Perna, storico tecnico del canottaggio napoletano. Un passato al Posillipo, poi all'Ilva di Bagnoli dove ha creato questa sinergia con il circolo rossoverde. «È l'unico modo per uscire dall'impasse, puntare sulla collaborazione». Nasce così l'equipaggio di Chierchia e Ceccarino che ha brillato ai recenti mondiali junior.



«Alzate il gran pavese!». L'urlo del presidente Fabrizio Cattaneo della Volta. «Dobbiamo celebrare Matteo, ancora una volta». Qui Castaldo è come un figlio o un fratello per tutti. In segreteria, nella sala ristorante, in terrazza e in palestra. Basta dire il suo nome per vedere spalancato un sorriso. Perché Matteo è «uno di noi che ce l'ha fatta. Pippo Dalla Vecchia fu il primo a scommettere su di lui. Prima volta a Rio, il bis ieri a Tokyo. Cinque anni e due figli dopo. Fabbrica di campioni è il titolo che ci descrive meglio». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino