Occhi colmi di dolore e persi nel vuoto di un giorno ancora non iniziato. Sono le 8.20 quando il sole è appena sorto, quando i primi migranti, trasportati dalla nave...
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Un “carico” di disperazione ed angoscia, è stato trasportato dalla nave della Guardia Costiera «Bruno Gregoretti». Centinaia di persone vittime della tratta di esseri umani che ormai da troppo tempo miete vittime e cancella dignità e speranza. Quelli sbarcati oggi però, sono solo un piccolo numero. Poche centinaia di persone di diverse nazionalità, come maghrebini, centrafricani, somali ed eritrei, intercettati in mare aperto e salvati dalle navi italiane.
Tutti hanno subito ricevuto l'assistenza delle unità di soccorso e sanitarie, coordinate dal prefetto, Gerarda Pantalone, che ha seguito le operazioni dall'alba. La macchina della solidarietà - coordinata dalla Prefettura - è partita da subito sul luogo dell’attracco. Cibo e bevande sono state distribuite nel corso delle azioni di sbarco, prima e durante le visite mediche previste dal protocollo. Ma non solo. La macchina organizzativa ha funzionato alla perfezione - come ha sottolineato il prefetto - impegnati uomini e mezzi di vari enti e associazioni di volontariato come Croce Rossa, Protezione civile della Regione, Comune di Napoli, Caritas oltre alle forze dell'ordine.
Come si è detto tra i profughi c'era anche il cadavere di una donna, incinta di circa 25 anni, che è stato portato a riva ed adagiato in una bara. Si tratta dell’ennesima vittima del mare e della fatica di un viaggio, caratterizzato dalla sofferenza prima ancora che dalla speranza. Per chi ce l’ha fatta invece, il viaggio dovrà proseguire verso una delle strutture di accoglienza individuate tra Napoli, Caserta e Salerno. Alle prime ore del mattino da Napoli è partita la motovedetta Cp 267 della Capitaneria di Porto che sarà impegnata nei prossimi due mesi nelle acque del Canale di Sicilia, nell'ambito delle attività di vigilanza e controllo dei flussi migratori. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino