L'ombra della camorra sull'incendio di Casoria: è la strategia del terrore del clan

L'ombra della camorra sull'incendio di Casoria: è la strategia del terrore del clan
La strategia del terrore della camorra a nord di Napoli. Dopo le nove bombe a negozi e attività commerciali di Afragola, la criminalità organizzata alza il tiro con...

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La strategia del terrore della camorra a nord di Napoli. Dopo le nove bombe a negozi e attività commerciali di Afragola, la criminalità organizzata alza il tiro con un attentato incendiario che ieri ha carbonizzato capannone e uffici della «Cerbone Service», azienda specializzata nei profilati di alluminio e accessori per finestre con sede a Casoria, in via Indipendenza. In due ore, tanto è durata la furia delle fiamme prima di essere domate da quattro squadre dei vigili del fuoco, sono andati in fumo macchinari e struttura ed è stato messo a rischio il posto di lavoro per circa cinquanta operai, anche se in un comunicato stampa della società si assicura che «l'incendio non interrompe le attività».

 
Quello che ieri mattina ha ridotto l'enorme capannone in una sorta annerito scheletro di balena ha tutte le caratteristiche di un incendio doloso. Da una prima valutazione dei pompieri emerge che le fiamme si sono sviluppate all'unisono per circa la metà del perimetro interno della struttura, come se qualcuno avesse sparso sul pavimento del liquido infiammabile. Una tecnica di innesco da specialisti che in un brevissimo lasso di tempo ha finito per far propagare le fiamme in tutto il capannone, alimentate dal materiale di lavorazione. L'incendio è scoppiato un quarto d'ora prima delle sette, non appena la squadra delle pulizie aveva finito il lavoro. Probabilmente è stato allora che qualcuno è entrato nello stabilimento per sversare il liquido infiammabile a cui è stato appiccato il fuoco. «Abbiamo visto una nuvola di fumo uscire dai finestroni della fabbrica ha dichiarato Anna C. 35 anni, che abita nel condominio al civico 71, prospiciente l'azienda distrutta dal fuoco - e subito abbiamo chiamato i vigili del fuoco». Si sono sentiti boati, scoppi? «No, solo fumo che subito si è trasformato in una densa nube nera», è stata la risposta. Dunque nessun corto circuito né l'esplosione di qualche ordigno. Come era avvenuto due settimane fa. Una bomba era stata fatta esplodere a meno di quindici metri dall'ingresso, la seconda dopo qualche minuto alla base di una palestra ubicata di fronte. E quella stessa notte, furono esplosi anche alcuni colpi di pistola contro l'ingresso di una ditta che realizza finestre in alluminio nella zona del maxi Bingo di Casoria, che confina con Afragola lo spazio di una strada.


Troppe coincidenze. E la camorra non fa mai capitare le cose per caso. Non è un mistero per nessuno che con l'arretramento dal territorio a nord di Napoli di quello che un tempo era il clan Moccia - per la Dda ancora attivo ma lontano da fatti di sangue e intimidazioni gli affiliati di un tempo, le seconde linee, si sono fatte avanti per reclamare la loro parte di territorio, ma senza trovare intese. Qui nell'area a nord di Napoli si fronteggiano ben tre gruppi criminali. A Casoria c'è in corso il tentativo portato da elementi della mala di San Pietro a Patierno di «entrare» in città per inondare Casoria di fiumi di droga. Ad Afragola la situazione è più complessa. Si fronteggiano due gruppi della ex galassia dei Moccia. Da una parte i resti del gruppo di fuoco di Francesco Favella, detto «o ceccio», attualmente in carcere, ma con i sui affiliati, donne comprese, che impongono tangenti da ottomila euro due volte l'anno. Di fronte, il clan Barbato- Bizzarro, che tiene sotto controllo quella polveriera che è il Rione Salicelle. Tra questi due gruppi, o in entrambi, gli inquirenti cercano le prove per identificare regia ed esecutori di otto attentati esplosivi e uno incendiario (quest'ultimo portato a segno la notte seguente la visita di Salvini ad Afragola) in meno di venti giorni. In tutti i casi le vittime hanno dichiarato di non aver subito minacce e richieste estorsive. Come è accaduto anche per la «Cerbone Service». In questa parte di hinterland, dal clima esplosivo e incendiario, i segnali sono quelli che precedono uno scontro armato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino