Omicidio a Mergellina: chi era Antonio Gaetano, il boss di 20 anni alla guida del clan Esposito-Marsicano

Il baby boss è morto dopo 12 giorni di agonia nell’ospedale San Paolo

La polizia sul luogo del delitto
Non ce l’ha fatta Antonio Gaetano. Troppo gravi le ferite causate dai colpi di pistola che alcuni ignoti gli avevano esploso contro mentre si trovava in un’auto in...

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Non ce l’ha fatta Antonio Gaetano. Troppo gravi le ferite causate dai colpi di pistola che alcuni ignoti gli avevano esploso contro mentre si trovava in un’auto in compagnia di un amico. Biscotto, questo il soprannome della vittima, nonostante i disperati tentativi dei medici di salvargli la vita, è deceduto dopo dodici giorni di agonia presso il reparto di rianimazione dell’ospedale San Paolo dove era stato ricoverato subito dopo l’agguato. Sin da subito il bollettino medico aveva lasciato poche speranze. I proiettili avevano raggiunto Gaetano al torace, lesionandogli la colonna vertebrale, e alla nuca. Nei giorni scorsi, però, le sue condizioni sembravano essere lievemente migliorate anche se i dottori, qualora fosse riuscito a sopravvivere, temevano che sarebbe rimasto paralizzato. Due giorni fa, però, il tragico epilogo.

La morte di Gaetano, per le forze dell’ordine, si inquadra nello scontro tra organizzazioni criminali della periferia occidentale di Napoli e, in particolar modo, del quartiere Pianura già da tempo teatro di un sanguinoso scontro tra i Carillo e gli Esposito-Marsicano. A questi ultimi, secondo gli investigatori, sarebbe stato legato Gaetano che, dopo l’arresto dei principali esponenti del sodalizio, avrebbe addirittura preso le redini dell’organizzazione. Il suo profilo, non a caso, già da diversi mesi è ben noto agli inquirenti che seguono quanto sta accadendo nella zona. Il motivo è che Plasmon, altro soprannome della vittima, era considerato soggetto di elevato interesse investigativo perché, secondo le informazioni raccolte, era a lui che i boss detenuti avevano affidato il compito di riorganizzare la cosca smantellata dagli arresti. Un compito non facile ma che il giovanissimo ras aveva tentato di portare a termine circondandosi di un pugno di coetanei dai soprannomi altrettanto evocativi come ‘o Nir e ‘o Gelataio. 

L’obiettivo della paranza, riferiscono gli investigatori, recuperare parte del terreno perduto ai danni dei più forti Carillo di via Torricelli. Inevitabile, quindi, che lo scontro tra le due formazioni, dopo un periodo di fragilissima tregua, riesplodesse in tutta la sua violenza. In realtà che Gaetano potesse essere un obiettivo sensibile lo si era capito già l’estate scorsa quando fu ferito a colpi di pistola mentre si trovava a pochi passi dalla sua abitazione. In quell’occasione, tuttavia, i killer mirarono alle gambe forse perché volevano solo impartire una lezione a quel ragazzino con ambizioni da boss. Non è servito a molto. Tornato in circolazione, Gaetano, insieme alla sua combriccola, avrebbe ripreso i suoi progetti malavitosi puntando a mettere le mani sui lucrosi introiti delle piazze di spaccio e delle estorsioni.

La reazioni dei rivali non si è fatta attendere. Pochi giorni prima dell’agguato che lo ha portato alla morte, un commando in scooter aveva esploso numerosi colpi d’arma da fuoco contro una palazzina in cui si sospettava che Biscotto avesse uno dei suoi covi. Il 12 marzo, quindi, la resa dei conti. Gaetano è a Mergellina, a pochi passi dallo chalet in cui ha tragicamente perso la vita Francesco Pio Maimone, il ragazzino ucciso per errore nel corso di una lite per futili motivi. È in auto con un suo amico quando i sicari, si sospetta due in sella a uno scooter, affiancano il veicolo e aprono il fuoco. Gaetano si accascia sui sedili in una pozza di sangue. 

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Il Mattino