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Usò un coltello che aveva prelevato da un set di sei esemplari, che custodiva gelosamente in casa. Un coltello che poi è stato gettato in un tombino, nel disperato tentativo di cancellare tracce e responsabilità di un omicidio orrendo. Una ricostruzione che è costata la condanna all'ergastolo per Ciro Iovino, giovane imputato, ritenuto colpevole dell'omicidio di Alessandro Cristian Amato, ma anche del tentato omicidio della moglie di quest'ultimo (ieri presente in aula) e del ferimento della figlia della coppia di coniugi presi di mira. Un episodio avvenuto il 10 luglio del 2021, in via Pisciarelli, al termine di un crescendo di tensione per motivi di vicinato.
Nel corso del processo, l'imputato ha cercato di sostenere la tesi secondo la quale, nel corso del litigio, avrebbe tentato di difendersi da una aggressione iniziale.
Sono stati i giudici della seconda assise, presidente Cristiano, a firmare la condanna all'ergastolo, mentre in aula il pm aveva chiesto la pena di 30 anni di reclusione. Accolto il lavoro delle parti civili, rappresentate dai penalisti Antonio Abet, Sergio Cola e Antonio Liguori, che hanno rappresentato moglie e stretti congiunti della vittima.
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