Omicidio di camorra: dopo la condanna all'ergastolo per uno dei killer, sono indagati a piede libero altri due affiliati al clan D'Alessandro. Pietro Scelzo, alias...
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IL SUICIDIO
Rapicano fu arrestato due mesi dopo il delitto insieme a Vincenzo Guerriero, che nel frattempo si è suicidato in carcere. I due erano stati incastrati dalla testimonianza chiave di un ragazzo portatore di handicap, che li aveva visti sul posto. Condannato all'ergastolo in primo grado, in appello nel 2011 per Rapicano era arrivata la clamorosa assoluzione con annessa scarcerazione, annullata dalla Cassazione che ha ordinato un nuovo processo di secondo grado. L'ultima udienza ha visto le testimonianze dei pentiti Renato Cavaliere e Valentino Marrazzo, che hanno convinto i giudici della Corte a confermare la sentenza di condanna arrivata in primo grado. Nel frattempo Rapicano, ritenuto l'autore materiale dell'omicidio, era stato scarcerato ed è tuttora libero, nonostante il primo giugno 2011, poche settimane dopo la scarcerazione, fosse finito nuovamente in manette per minacce aggravate alla fidanzata di un altro collaboratore di giustizia, l'altro killer pentito Raffaele Polito, avvicinata e redarguita con una pistola.
LA TESTIMONIANZA
Nel corso della testimonianza, il pentito Renato Cavaliere ha aggiunto nuovi dettagli sull'omicidio, spingendo la Dda di Napoli ad iscrivere nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio altri due nomi. Secondo il racconto di Cavaliere, il mandante dell'omicidio Scelzo fu Vincenzo Ingenito, cognato di Luigi D'Alessandro, che avrebbe incaricato Rapicano e Guerriero. Ai summit di camorra per organizzare il commando avrebbe partecipato anche Antonino Esposito Sansone, alias «Tonino o minorenne», attualmente in carcere per droga. Ingenito ed Esposito Sansone sono anche stati chiamati a testimoniare allo stesso processo ma, assistiti dall'avvocato Antonio de Martino, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Entrambi sono tra gli imputati del maxi processo Tsunami per estorsione aggravata ed associazione di tipo mafioso, con la prima udienza prevista a gennaio. Il solo Esposito Sansone è imputato anche per il processo Sigfrido, il procedimento clamorosamente ripartito dopo quasi vent'anni per un vizio procedurale, con una ventina di affiliati imputati insieme a Pasquale D'Alessandro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino