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Ha riletto quella storia orrenda da un punto di vista differente. La morte di quella donna, per mano del marito per giunta sotto gli occhi dei figli, non sarebbe stata un’azione pienamente volontaria, un delitto doloso tout court, ma il frutto di un omicidio preterintenzionale. In questo scenario, secondo questa convinzione, il pg ha accolto il motivo di appello da parte della difesa e ha chiesto una condanna più bassa rispetto a quanto disposto un anno fa dai giudici di corte di assise di appello, ma in linea con quanto stabilito con il rito abbreviato in primo grado: ha invocato così una condanna a dieci anni di reclusione per la morte di Fortuna Bellisario, sostenendo l’ipotesi di un omicidio preterintenzionale.
È questa la convinzione del pg della Cassazione, alla luce dell’udienza che si è svolta ieri mattina dinanzi ai giudici della suprema corte. In sintesi, il pg ha accolto il ricorso dell’avvocato Sergio Simpatico, difensore di Vincenzo Lo Presto, ribaltando nuovamente il verdetto espresso dai giudici napoletani, appena un anno fa. Per il pg della Cassazione, dunque, le percosse rivolte alla moglie da Lo Presto, con tanto di offese quotidiane, non possono essere considerate come un’azione volta a uccidere la donna, nonostante le precarie condizioni di salute della stessa Fortuna. Una prospettiva che ha superato il verdetto pronunciato un anno fa dai giudici della quarta corte di assise di appello di Napoli, che avevano condannato a 30 anni di reclusione Lo Presto.
Ricordate il caso di Fortuna Bellisario? Originaria del Centro storico, la donna era diventata simbolo di un movimento in difesa delle fasce deboli, contro ogni genere di prepotenza, specie se consumata nel chiuso delle mura domestiche. In sintesi, il caso di Fortuna aveva fatto scalpore dopo la condanna a dieci anni di reclusione firmata dal gup Provvisier, al termine del rito abbreviato.
Ora lo scenario sembra di nuovo cambiato, almeno alla luce della ricostruzione che è stata fatta ieri mattina dal rappresentante della pubblica accusa nei confronti dei giudici della Cassazione. Schiaffi, pugni, offese all’ordine del giorno - secondo le conclusioni inoltrate dal pg della Cassazione - non basterebbero a far ipotizzare la piena intenzione omicidiaria da parte di Vincenzo Lo Presto. Una ricostruzione che attende il verdetto definitivo, non mancherebbe di sollevare una buona dose di scalpore alla Sanità, in quei vicoli dove ancora oggi Fortuna è ricordata come una icona della sofferenza femminile contro la prepotenza e la vigliaccheria che da viva - e questo è un dato di fatto - non le sono state risparmiate.
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