Omicidio di Mergellina a Napoli, fermato ventenne: la tragica beffa dello stesso nome

Valda denunciato da minore per reati di droga: era stato riabilitato per «meriti sportivi»

Valda e Maimone, Mergellina
Si chiama Francesco Pio Valda, ha solo vent’anni, ed è in carcere perché considerato il presunto assassino di Francesco Pio Maimone, ucciso nella notte tra...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Si chiama Francesco Pio Valda, ha solo vent’anni, ed è in carcere perché considerato il presunto assassino di Francesco Pio Maimone, ucciso nella notte tra domenica e lunedì da un proiettile vagante nel pieno della movida scatenata di Mergellina

Francesco Pio la vittima e Francesco Pio il carnefice, per una di quelle fatalità tragiche che balza subito agli occhi. Valda è stato fermato ieri poco prima di mezzogiorno nella sua casa di Barra dagli agenti della Squadra Mobile guidata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, che erano sulle sue tracce già da lunedì sera, quando le indagini della Polizia di Stato avevano consentito - in tempi rapidissimi - di stringere il cerchio intorno allo sparatore, inquadrando anche il contesto complesso nel quale sarebbe maturato il delitto.

Frenetiche, in Questura, le ore immediatamente successive all’omicidio di un innocente: Francesco Maimone, diciottenne pizzaiolo dalla faccia pulita e dalla fedina penale immacolata, ha pagato con la vita la più assurda delle circostanze che in una città come Napoli pure possono trasformarsi in una fatalità senza appello: quella di essersi trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato. È morto per essere capitato lungo la traiettoria di un colpo di pistola esploso da Valda, che - al culmine di una follia che non può trovare spiegazioni né giustificazioni - ha estratto l’arma che aveva in tasca senza esitare a puntarla contro altre persone, altri giovani che aveva forse riconosciuto come “nemici” del Rione Traiano. 

Ed è per questo che il contesto investigativo si è arricchito di un nuovo particolare, anch’esso sconvolgente: a scatenare la furia omicida, al di là del presunto “affronto” di una scarpa caplestata e sporcata involontariamente, sarebbe stato l’incrocio casuale con una comitiva di ragazzi provenienti da Soccavo, e da quel Rione Traiano considerato un nemico di camorra. Non a caso a coordinare le indagini, nelle ultime ore, è subentrata la Dda con il procuratore Rosa Volpe e il sostituto Antonella Fratello, accanto al pm Claudio Onorati (della sezione Criminalità comune): già, perché Francesco Pio Valda è il rampollo di una tristemente nota famiglia di criminali di Barra, quartiere della periferia occidentale cittadina. È figlio del capoclan Ciro (deceduto) e fratello di Luigi, un altro giovane violento che aveva fatto parte di un commando di fuoco che - sempre a Barra - esplose colpi d’arma da fuoco contro un 16enne, ferendolo alla schiena. Ma c’è di più: finito nei guai quando era minorenne e denunciato per possesso di droga, Francesco Pio Valda era stato messo alla prova e “riabilitato” per meriti sportivi (in qualità di coach di una squadra di calcio minore).

A Francesco Pio Valda gli inquirenti sono giunti grazie a una certosina ricostruzione investigativa fatta dagli uomini della Mobile diretti da un vero poliziotto di razza del calibro di Alfredo Fabbrocini. Nelle ore successive alla morte del povero Maimone, i poliziotti avevano raccolto testimonianze importanti e - soprattutto - visionato i filmati degli impianti di videosorveglianza presenti nell’area degli chalet di Mergellina e dell’intero lungomare.

Secondo la ricostruzione accusatoria, il ventenne fermato avrebbe estratto la pistola, facendo fuoco ad altezza d’uomo e premendo almeno tre volte il grilletto. Di qui la contestazione mossa dai magistrati: omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Inutile domandarsi perché un giovane di soli vent’anni se ne sia uscito di casa per andare a passare la serata con una pistola in tasca; questa è la sotto-cultura della quale si imbevono ragazzi cresciuti presto e male, in contesti caratterizzati da prevaricazione, violenza e sopraffazione. È questo il clima che intossica Napoli, oggi. 

Ma torniamo a ieri mattina. Valda viene trovato dai poliziotti nella casa delle “palazzine” di Barra dove abita. Gli agenti procedono anche ad una perquisizione, che riguarderà anche il guardaroba del fermato, per individuare eventualmente gli abiti che indossava nel momento in cui commetteva l’atroce delitto. Subito dopo, il trasferimento in Questura e l’interrogatorio alla presenza del suo avvocato di fiducia, il penalista Antonio Iavarone. Secondo indiscrezioni filtrate, il ventenne avrebbe fatto dichiarazioni spontanee da inquadrare in un contesto difensivo connotato anche da parziali ammissioni. Fatto sta, però, che pur avendo avuto il tempo di valutare ogni possibile considerazione su quanto avrebbe causato il proprio comportamento, il ragazzo non ha mai avuto la coscienza di costituirsi alla polizia.

Sempre grazie all’indagine-lampo degli investigatori, si è ricostruita pure la fase immediatamente successiva alla sparatoria: Francesco Pio Valda sarebbe fuggito dalla scena del crimine a piedi, venendo anche ripreso da una telecamera di videosorveglianza stradale.

Nelle prossime ore si terrà l’udienza di convalida del fermo, scattato perché sussistono le condizioni del pericolo di fuga e dell’inquinamento delle fonti probatorie. Dinanzi al gip Valda potrà avvalersi della facoltà di non rispondere, oppure decidere di liberarsi la coscienza ammettendo le proprie, pesantissime responsabilità.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino