Non hanno avvisato per tempo i genitori di un presunto babykiller, tanto è bastato a cancellare un ordine di arresto. Scarcerato (se non detenuto per altro), a piede libero...
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Parlando con il fratello e con altri amici, il ragazzino sembra offrire una sorta di confessione extragiudiziaria, vantandosi di aver colpito Mazzanti alla schiena («dalla scapola al cuore», sembra dire), ma anche mimando il momento clou degli spari. Per dare forza alle proprie accuse, il pm minorile si è anche avvalso di una perizia sul labiale del ragazzino, che ride mentre fa riferimento al movente del delitto. Mazzanti, in sintesi, sarebbe stato ucciso perché intervenuto a dirimere una lite tra ragazzi nella zona delle cosiddette «chianche», dove la sua famiglia gode di un certo carisma criminale.
Tutto chiaro? Cosa ha provocato la revoca della misura cautelare? Ieri mattina, il gip Draetta del Tribunale minorile ha accolto l’istanza sollevata dai penalisti Domenico Dello Iacono e Roberto Saccomanno, a proposito di quanto avvenuto in sede di fissazione dell’interrogatorio di garanzia. Venerdì scorso, è stata infatti eccepita un’omessa notifica ai genitori, che - come previsto dal codice - devono essere convocati dinanzi al giudice in quanto titolari della patria potestà. Di fronte all’istanza difensiva, il gip di Catania (interrogatorio si era svolto per rogatoria) prende tempo e aggiorna l’udienza di qualche giorno, andando ben oltre il limite previsto dei cinque giorni. F.V. - è il ragionamento fatto dal gip - è ancora detenuto per altro, quindi per lui il limite per sostenere un interrogatorio di garanzia si dilata di dieci giorni. Versione respinta dalla difesa che ha dal canto suo ricordato che il minorenne in questo caso era detenuto non per altra misura cautelare, ma per un cumulo di pene definitive. Giustizia a maglie larghe, non è il primo caso che riguarda F.V.: condannato in primo grado a nove anni e dieci mesi per un tentato omicidio (consumato sempre per conto della cosiddetta paranza dei bimbi), viene scarcerato per un ritardo della Procura nell’esercizio dell’azione penale.
Venerdì è atteso in appello per la definizione del secondo grado di giudizio, mentre per lui è partito il countdown: tra qualche mese, salvo altri colpi di scena, potrà tornare a casa, in quella zona dei Quartieri dove pare abbia un certo seguito criminale, come emerso da alcuni pizzini sequestrati in casa di presunti camorristi in erba. Pizzini in cui il ragazzino insisteva: «Uccidiamo per sport, prendiamoci i Quartieri». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino