L'amore e l'ambizione. Se negli ambienti della criminalità organizzata ancora resistono regole da rispettare come veri e propri comandamenti due sono i princìpi da...
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C'è una svolta già chiara impressa dalla pista imboccata dagli inquirenti che indagano sull'ultimo omicidio commesso a Napoli. I condizionali naturalmente restano ancora d'obbligo di fronte a quello che è subito apparso un delitto complesso e di difficile decifrazione. Ma poco a poco, scavando nella vita della vittima - il 26enne era incensurato e apparentemente estraneo a ogni collegamento con il mondo dei pregiudicati legati a clan di camorra - ecco emergere particolari inquietanti, fatti e circostanze sui quali adesso lavorano i carabinieri del Reparto operativo guidato dal colonnello Alfonso Pannone.
Che cosa sta emergendo? Tanto per cominciare la personalità della vittima: un giovane dal carattere esuberante, forte e deciso, come dimostrano anche i post che pubblicava sul profilo Facebook; Andrea Saraiello aveva abbandonato il quartiere in cui era nato - quello di Secondigliano - per trasferirsi a Fuorigrotta, dove viveva ormai da tempo. Qui aveva conosciuto amici, non tutti raccomandabili. In particolare avrebbe stretto rapporti con pregiudicati ed esponenti che fanno parte di due famiglie mai come in questo momento al centro dell'attenzione dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia e delle forze dell'ordine: i Petrone e i Puccinelli. Anche se fino a ieri il nome di Saraiello non era mai comparso in alcun atto giudiziario, alcune informative di polizia e carabinieri lo indicavano come uno dei tanti soggetti che gravitano intorno ad ambienti malavitosi.
In questo humus criminale Andrea Saraiello avrebbe iniziato ad accarezzare un progetto: quello di fare soldi inserendosi nella grande giostra che fa girare vorticosamente i soldi attorno al traffico di stupefacenti. Ma avrebbe commesso un errore fatale, imperdonabile: in questo presunto disegno il giovane si sarebbe inserito lavorando autonomamente, senza dar conto a chi controlla criminalmente il territorio (in questo caso il Rione Traiano e l'area occidentale). Ipotesi investigativa sulla quale lavorano gli inquirenti, e che spiegherebbe il motivo della decisione di ricorrere all'omicidio. Le regole imposte dalla nuova camorra che vive con il narcotraffico sono ferree: gli affari cominciano e finiscono sempre per tornare alla “casa madre”.
Ma non sarebbe ancora tutto. Frequentando gli ambienti del Rione Traiano Andrea Saraiello avrebbe conosciuto molte persone, e tra queste una donna. Non una donna qualsiasi, ma la moglie di un boss attualmente detenuto in carcere. Un incontro fatale: il 26enne avrebbe iniziato a frequentare quella donna sottovalutando i gravi rischi che si corrono negli ambienti della criminalità organizzata. Qualcuno addirittura si spinge oltre, azzardando che tra i due fosse in corso già da tempo una relazione sentimentale. E anche questa resta un'ipotesi, che tuttavia finisce per integrare la prima creando una miscela esplosiva. Ma se questi due scenari verranno confermati, allora le nebbie che sembravano avvolgere l'omicidio di Andrea Saraiello si diraderanno in un baleno. Le regole nere della camorra non perdonano. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino