Dubbi sull’attendibilità dei pentiti e divergenze nelle loro ricostruzioni delle fasi dell’omicidio di Domenico Silvestri, detto Mimì ‘a...
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La sentenza di oggi, firmata dai giudici della quarta sezione della Corte di assise d’appello, ha accolto la tesi dell’avvocato Claudio Davino, difensore di Raffaele Abbinante, imputato come presunto mandante del delitto, e degli avvocati Giovanni Esposito Fariello e Melania Esposito per Antonio Abbinante, imputato come presunto killer.
Per gli imputati la Procura generale aveva chiesto la condanna alla pena più severa, l’ergastolo.
Questa sentenza chiude un lungo iter giudiziario. Quello concluso oggi è stato infatti il secondo processo d’appello sull’omicidio di Domenico Silvestri, che risale al 19 maggio 1989 e che è rimasto un cold case, avvolto tra i misteri della camorra di Secondigliano, fino a gennaio 2011. In primo grado i giudici condannarono solo il presunto mandante, in secondo grado la condanna fu all’ergastolo anche per il presunto killer mentre in Cassazione, a giugno di due anni fa, fu deciso l’annullamento delle condanne con un rinvio per il nuovo processo d’appello. Si è arrivati così a oggi e al nuovo verdetto: la conclusione dei giudici questa volta è stata di assoluzione per entrambi i fratelli Abbinante. Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per conoscere nel dettaglio le ragioni della pronuncia, ma è sempre stata l’attendibilità dei pentiti e dei loro ricordi su quel lontano delitto il tema su cui si è concentrato il confronto tra accusa e difesa. Ed erano stati proprio i collaboratori di giustizia, ex boss protagonisti di un gran pezzo di storia della camorra di Secondigliano e della feroce faida che negli ultimi quindici anni ha insanguinato la periferia della città, a consentire all’Antimafia la svolta nell’inchiesta e gli arresti. Oggi le assoluzioni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino