La Corte di Cassazione, prima sezione, ha annullato con rinvio la condanna all’ergastolo per Luigi Di Spirito, esponente di spicco della mala di Sant’Antimo, finito...
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La vicenda giudiziaria appare simile a quella di Pasquale Puca, altro esponente della camorra di Sant’Antimo, anch’egli imputato per l’omicidio Verde e da tempo in attesa del secondo processo d’appello dopo l’annullamento della condanna deciso in Cassazione in seguito alla necessità, anche nel suo caso, di valutare l’ipotesi di un possibile presunto complotto dei pentiti. Si vedrà.
Nel processo Di Spirito dovrà rispondere dell'accusa di essere uno dei presunti mandanti dell'agguato al boss Verde, perché secondo i pentiti sarebbe stato presente alla riunione in cui furono decisi i dettagli di quello che fu un omicidio eccellente. Francesco Verde, detto 'o negus, era un boss, un capoclan storico tra Sant’Antimo e dintorni. Chi lo uccise conosceva bene i suoi spostamenti. Lo attese in strada, sul corso di Casandrino, e fu pronto ad affiancare l’auto su cui viaggiava, accompagnato da un nipote, mentre rincasava dopo la tappa in commissariato per l’obbligo di firma a cui era vincolato. Per ucciderlo furono esplosi molti proiettili, almeno una ventina. Francesco Verde morì nonostante il tentativo del nipote di crearsi un varco e correre verso il più vicino ospedale. La sua fine ha modificato gli equilibri criminali, condizionando la storia di una parte della camorra influente tra Casandrino, Sant’Antimo e Grumo Nevano. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino