Avvocati che vessano i propri praticanti, tazze che volano in casa tra sorelle, incontri imbarazzati in spiaggia, chirurghi folli e infermiere impietose, ragazzine diaboliche ma...
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Napoletano, 43 anni, laureato in giurisprudenza, l'autore vive tra Napoli e Milano e scrive da sempre «perché scrivere è un atto creativo estremamente faticoso ma che ti regala una gratificazione totale». Una passione che cresce frequentando il Laboratorio di Scrittura Creativa fondato da Antonella Cilento, alimentata da suggestioni letterarie importanti, gli scrittori americani Hemingway, Carver ma anche Pirandello, Calvino, Rodari.
L’ispirazione del Dominus e degli altri racconti viene dall’osservazione attenta della vita reale, dai dialoghi carpiti per strada, sull’autobus, negli studi, negli uffici pubblici ma anche dai sogni, dalle aspirazioni deluse e dalle proiezioni di desideri. «Il racconto - dice Michele - è la forma letteraria che oggi preferisco perché mi permette di dar voce ai molteplici spunti che la realtà, gli incontri con le persone, spesso anche solo le movenze mi offrono».
Sempre giocati sul filo di un’ironia, della leggerezza senza mai sfociare nel sarcasmo, i racconti si aprono con il ritratto amaro del dominus, disegnando un impietoso spaccato del mondo del lavoro attuale e si chiudono con i momenti di autentica poesia regalati dagli studenti che si interrogano su cos’è l’amore.
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Il Mattino