Nel ripostiglio della scuola, lì dove si poteva fumare di nascosto e si poteva comprare qualcosina da mangiare. In un luogo non sorvegliato, lontano da occhi indiscreti,...
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Gli episodi partono da settembre scorso, ma «il caso» scoppia a dicembre, quando una 15enne rientra dal bagno piangendo. Si era trattenuta insolitamente per qualche minuto in più fuori dall’aula. Quella sua reazione viene colta dall’insegnante e riferita anche ai genitori che capiscono quanto è accaduto. Parte subito la denuncia, ma il giorno dopo scatta anche una «vendetta»: il bidello viene pestato violentemente, forse da due parenti della ragazzina. Un po’ come accaduto a Palermo due settimane fa: il papà di una alunna ha pestato il bidello che la figlia aveva indicato come autore di una violenza sessuale ai suoi danni. Dopo la denuncia, cominciano le indagini. Gli abiti che indossava la ragazzina finiscono nelle mani degli esperti della scientifica, che riescono a isolare un traccia biologica sul pantalone e ne ricavano il Dna. Il 55enne viene interrogato e nega ogni accusa, ma anche i suoi vestiti vengono sequestrati e i risultati non lasciano dubbi: il Dna coincide. La ragazzina racconta l’orrore di quella violenza sessuale. Una sua amica fa altrettanto, spiegando che a lei era capitato più volte e che erano stati diversi gli approcci di natura sessuale da parte del 55enne, sempre avvenuti all’interno della scuola, in quel ripostiglio. Purtroppo, al racconto della seconda vittima non ci sono molte prove, anche se la ricostruzione è troppo simile a quella dell’amica per essere finta. Prima il rapporto di fiducia, poi qualche complimento, infine la violenza, sempre consumata in un momento di debolezza della vittima, approfittando del momento di «solitudine» nel ripostiglio.
Dopo mesi di indagini, A.L. è stato arrestato e ora attende ai domiciliari di potersi difendere dalle accuse di violenza sessuale su minori. A scuola non tornerà per un bel po’, in attesa di capire quanto ci sia di vero negli orrendi racconti delle ragazzine. Nel frattempo gli sono stati sequestrati anche il computer, il cellulare e un hard-disk che potrebbero contenere altre prove dell’orrore consumato all’interno dell’istituto alberghiero stabiese. Lì dove gli studenti e le studentesse dovrebbero essere al sicuro. Inoltre, è ancora aperto un fascicolo sull’aggressione subita dal presunto pedofilo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino