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L'inferno barelle ritorna all'ospedale Cardarelli, nuovamente in sofferenza per i numeri da record dei pazienti nel pronto soccorso. Nell'ultima settimana, gli accessi registrati nel presidio collinare, hanno raggiunto cifre insostenibili rispetto alla necessità di garantire un'assistenza adeguata agli ammalati fino alla necessità di interrompere gli ingressi al pronto soccorso. Lo stop è arrivato ieri mattina, dalla direzione dell'azienda ospedaliera più grande del sud Italia che ha sospeso l'accettazione dei pazienti ad eccezione dei casi gravi ritenuti «un'emergenza indifferibile». Poi, in serata - come accade spesso dopo lo strepito mediatico - il pronto soccorso è stato riaperto. Ma è stata una giornata di passione per tanti, tra operatori e pazienti.
Non è la prima volta che, al Cardarelli, si adotta un provvedimento estremo per decongestionare la saturazione del pronto soccorso e dell'area annessa di osservazione breve che, ieri mattina, hanno raggiunto i 140 ammalati in barella. Dopo l'ondata di emergenze che si erano susseguite negli ultimi mesi, a causa dell'affollamento dei reparti afferenti all'urgenza, la situazione, però, si era finalmente ridimensionata. I primi di maggio, infatti, i medici del pronto soccorso avevano protocollato un documento minacciando le dimissioni di massa se non si fossero rese accettabili le loro condizioni di lavoro, prima di tutto per assicurare la giusta assistenza ai pazienti e, in secondo luogo, per consentire a medici, infermieri e operatori socio sanitari di lavorare in sicurezza.
Ma torniamo al caos di ieri. Nel documento, a firma della direzione ospedaliera si ribadisce anche la totale saturazione della capacità ricettiva Covid dal momento che, ieri, il padiglione M, dedicato alla degenza ordinaria dei pazienti positivi al virus, era al completo con 28 pazienti ricoverati e altri 4 assistiti in Terapia Intensiva. Ovviamente, la temporanea sospensione come viene sottolineato nel documento, ha escluso i pazienti configurati come codice rosso ovvero i pazienti il cui riscontro assistenziale si configura con il carattere dell'emergenza indifferibile. Inevitabile l'effetto domino, con la pressione cresciuta anche in altri ospedali cittadini.
«L'emergenza è rientrata nel pomeriggio con il ripristino dell'attività ordinaria e con tempi di decongestionamento da record rispetto alle scorse criticità». Le parole di Giuseppe Longo, manager del Cardarelli che, ad agosto passerà alla direzione del Policlinico Federiciano, lasciando il timone del presidio ad Antonio d'Amore, rilevano un cambiamento. «Questa volta la sospensione degli accessi è durata alcune ore e dalle 16, tutto è ritornato alla normalità», spiega Longo riferendosi «alla rete dei trasferimenti dei pazienti che è stata attivata rapidamente soprattutto con il II Policlinico e l'ospedale San Giovanni Bosco». Interviene Giuseppe Galano, manager del 118: «Le ambulanze demedicalizzate possono essere collegate a questa emergenza ma la causa vera riguarda la carenza delle medicina territoriale e i pochi pronti soccorso in città», ha spiegato al Mattino.
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