Ospedale del mare senza pace: è un disastro tra guasti, incidenti e inchieste

Ospedale del mare senza pace: è un disastro tra guasti, incidenti e inchieste
Ospedale del mare: non ha pace il mega presidio di Napoli est. L'ultima emergenza è quella dell'aria condizionata. L'aria fresca manca da mesi, i sistemi di...

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Ospedale del mare: non ha pace il mega presidio di Napoli est. L'ultima emergenza è quella dell'aria condizionata. L'aria fresca manca da mesi, i sistemi di refrigerazione sono in tilt, inghiottiti dalla frana di gennaio scorso e saranno ripristinati a partire dal 27 giugno dopo un mese di lavori. Ma i nodi dell'ospedale sono tanti e disegnano una tela di Penelope in cui ogni volta che si aggiunge una nuova trama se ne sfilaccia un'altra. L'ospedale del mare è l'ultima grande opera di edilizia sanitaria realizzata in Campania e ha alle spalle una storia tormentata e infinta. Il tortuoso percorso che lo accompagna sin dalla nascita - con la progettazione nel 2004, i vari stop di quegli anni, le inchieste, i vincoli della zona rossa e poi finalmente la realizzazione posticipata dal 2009 al 2015, portata a termine grazie all'attuale manager Asl Ciro Verdoliva, a quel tempo nominato commissario dell'opera - sembra caratterizzare anche il presente. Nato per accorpare i piccoli presidi della Asl (Loreto Mare, Ascalesi, San Gennaro e Incurabili) è poi diventato soltanto uno degli ospedali dell'azienda metropolitana. Il più grande ma anche troppo periferico, e non solo rispetto alle vie di collegamento con la città, per garantirne la funzionalità senza intoppi. Da anni il presidio viaggia senza la guida di un direttore sanitario di ruolo. Le redini sono state affidate di volta in volta a dirigenti a scavalco provenienti dagli uffici centrali o da altri presidi ma non è stato sufficiente.

L'ultimo scoglio giunto a intralciarne il percorso è stata la impressionante voragine apertasi nel parcheggio dipendenti a gennaio di quest'anno. Un evento catastrofico imprevedibile che non ha provocato vittime ma che da un lato ha messo fuori uso la struttura albergo deputata a Covid residence e dall'altro ha travolto i sottoservizi di cui solo alcuni ripristinati subito tra pastoie amministrative, richieste di dissequestro dell'area, ritardi tecnici e burocratici. Le insopportabili temperature raggiunte in questi giorni in reparti e corsie dove le finestre sono a tenuta stagna per concezione strutturale hanno provocato un nuovo stop all'operatività delle chirurgie e al pronto soccorso. Un ulteriore ostacolo dunque che si frappone alla piena operatività del presidio in un momento in cui riemergeva dall'emergenza Covid.

Da quando è stato messo in pista non sono mancati, negli anni, episodi registrati dalle cronache come le infiltrazioni di acqua nelle giornate di pioggia torrenziale, lo scoppio di alcune vetrate esterne, le carenze di forniture dei pezzi di ricambio di alcune apparecchiature e ora la mancanza di alcuni uffici interni, le carenze di personale amministrativo, di unità tecniche per le tante apparecchiature tecnologiche in funzione e ovviamente di un ufficio di direzione sanitaria in loco in grado di dare risposte alle tante difficoltà che si incontrano in una struttura nata da pochi anni. C'è poi il pronto soccorso: messo in piedi e fatto decollare nel 2018 da Vittorio Helzel, proveniente dal Vecchio Pellegrini (dopo che il vincitore di concorso Fabio Numis preferì andare all'ospedale di Pozzuoli) contava su una squadra di 15 giovani motivati ma ha perso per strada alcuni pezzi. L'area di emergenza è un nervo scoperto dell'ospedale e macina grandi numeri di accessi scontando lo stesso affollamento e barelle del Cardarelli per la difficoltà di integrare tutti i reparti specialistici con la principale porta dell'ospedale. Heizel ha alzato bandiera bianca e sta scontando le ferie prima del pensionamento. Bisognerà scegliere un sostituto e non sarà facile. Ad aprile a dire addio all'ospedale è stata un'altra colonna, Pio Zannetti, 60 anni, primario della Rianimazione e della Terapia intensiva dell'Ospedale. Ha lasciato l'incarico e la Asl senza dire una parola. Caos organizzativo, impossibilità ad incidere sulla governance sanitaria interna, solitudine nell'affrontare l'aumento esponenziale dei rischi e delle responsabilità legate ai flussi interni dei malati, trasferimenti non sempre facili dalle aree critiche, la carenza di personale medico specialistico i macigni che sembrano che sembrano aver pesato su quella decisione. Un ospedale che vanta molte eccellenze ma anche troppi problemi per incentivare la costruzione di squadre coese.

La speranza di tornare a vedere la luce dopo il lungo tunnel del Covid per l'ospedale del mare è nella rivoluzione prossima ventura che si staglia all'orizzonte della Asl e che vedrebbe l'ospedale del mare staccare gli ormeggi per formare un'azienda autonoma con il San Paolo e il San Giovanni Bosco (pronto alla riapertura dopo la parentesi Covid center). Un disegno di alta programmazione che darebbe una svolta anche ai servizi territoriali con i fondi del Recovery plan (il piano nazionale di ripresa e resilienza). In questo disegno dovrebbero riaccendere i motori con nuove funzioni tutti i vecchi presidi fermi ai box da anni e ridotti a poliambulatori. Come il San Gennaro, il Loreto Crispi, l'Annunziata che saranno dunque rimessi in moto con le funzioni di Case della salute, Ospedali di comunità, Polo pediatrico ecc. in risposta alle indicazioni della legge di riforma nazionale.

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Il Mattino