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Pronto soccorso del San Giovanni Bosco: riapre lunedì 18 ottobre l'accettazione in emergenza ma della sola unità di Ginecologia e Ostetricia. Un primo passo, un segnale di volontà di ripresa piena dell'area emergenza del presidio della Doganella chiusa da quasi un anno (quando fu riconvertito in Covid hospital) e al palo dallo scorso giugno quando sono riprese le attività ordinarie e fu subito chiaro che, tra pensionamenti, fughe verso altri ospedali, rimaneggiamenti per migrazioni in altri servizi, sarebbe stato arduo riattivare tutto come prima.
I buchi in organico in molte discipline sono lo scoglio da superare. Molti concorsi sono andati deserti nelle discipline chiave di Anestesia e Medicina di urgenza. Dalle riunioni interne e sindacali degli ultimi giorni, sulla scia delle indicazioni della Regione che chiede la piena e immediata ripresa delle attività del Loreto e del San Giovanni Bosco, emerge un quadro a tinte fosche. Le strade per reclutare gli specialisti che mancano è ripida e in salita. I sondaggi presso altre aziende sanitarie di tutta la Campania hanno dato esito negativo. La carenza è strutturale e riguarda tutta la rete regionale. Lettera morta anche per le richieste di autoconvenzionamento interno. Ovunque, nella Asl cittadina, nelle aree di medicina e dell'emergenza, ci sono lacune da colmare. Tanto da prospettare il ricorso a reclutamenti attraverso agenzie interinali ma che hanno in forze soprattutto medici stranieri. Ipotesi nettamente avversata dai sindacati dell'area medica sia per le difficoltà a integrare nei team di pronto soccorso tali risorse, sia per i costi. Si parla infatti di oltre 100 euro l'ora: compensi che potrebbero incentivare l'ulteriore esodo dei titolari degli attuali incarichi salvo poi rientrare attraverso una finestra molto più remunerativa.
Per ora, nonostante le tante difficoltà, alle 8 di lunedì prossimo apre dunque, al San Giovanni Bosco, il pronto soccorso ostetrico. Il reparto, dotato di 17 posti letto, può contare su un primario e 14 dirigenti medici che in prima linea lavoreranno su ogni turno con 2 ostetriche, 1 ginecologo, 2 infermieri, 2 operatori sociosanitari. La disposizione è stata firmata due giorni fa dal direttore sanitario di presidio Luigi Vittorioso, concordata con la direzione strategica aziendale.
Nella ricognizione generale delle carenze già oggi, senza pronto soccorso, si registrano buchi in molte discipline. Come la mancanza di 3 unità specialistiche nel reparto di Medicina, che può contare su un direttore di struttura e 7 dirigenti medici (di cui due sono medici di pronto soccorso prestati al reparto durante la parentesi Covid). Ci sono poi 4 caselle vuote in Radiologia che di notte attualmente funziona in teleconsulto. Mancano all'appello anche due unità di Neuroradiologia interventistica che conta su un primario e tre dirigenti e che di notte e nei festivi ricorre alla reperibilità. Quattro le caselle vuote degli anestesisti per 4 posti di rianimazione e che per presidiare le chirurgie e il pronto soccorso dovrebbero arruolare almeno altre 5 o 6 unità a fronte dei 2 medici in arrivo dal Loreto. In Ortopedia manca almeno uno specialista per coprire i turni notturni e festivi. Infine il laboratorio di analisi dove si cercano 4 biologi e un tecnico da affiancare al responsabile e 3 dirigenti più un precario. Intanto si registra la dimissione dell'ultimo paziente Covid dal Loreto, ospedale che si appresta a tornare in assetto ordinario ma per le sole discipline mediche e di lungodegenza, senza chirurgie nè pronto soccorso. L'ematologia e, forse, l'Oncologia, sono dati in arrivo dall'ospedale del mare.
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