Ospedale Santobono di Napoli, caos in corsia: «Qui come al Cardarelli»

Ospedale Santobono di Napoli, caos in corsia: «Qui come al Cardarelli»
Sono giorni di intenso lavoro nel pronto soccorso del Santobono dove i medici e pediatri temono di fare la fine del Cardarelli quanto a barelle e iperafflussi nell'area...

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Sono giorni di intenso lavoro nel pronto soccorso del Santobono dove i medici e pediatri temono di fare la fine del Cardarelli quanto a barelle e iperafflussi nell'area dell'emergenza e urgenza. Nel principale polo pediatrico della Campania, unico vero hub di pronto soccorso per i piccoli pazienti presente a presidio dell'intera regione, si registrano ormai da alcune settimane oltre 200 accessi al giorno. Pazienti che arrivano dal salernitano, dal casertano oltre che dall'area metropolitana di Napoli. Non basta l'affiancamento che giunge dalle pediatrie dei due policlinici (Federico II e Vanvitelli) per le patologie di alta specialità e dall'ospedale San Paolo per alcuni trasferimenti di pazienti stabili. Febbri persistenti sempre difficili da inquadrare, patologie gastrointestinali, qualche iniziale forma di infezione respiratoria, le patologie più gettonate a fronte della grande difficoltà a effettuare gli screening in ingresso per Covid che, nei bambini, presenta una sintomatologia simile a tutte le affezioni respiratorie stagionali. 

In attesa che, nell'arco dei prossimi anni, assuma contorni concreti il grande progetto per la realizzazione a Napoli est, nelle vicinanze dell'ospedale del mare, del nuovo Santobono c'è almeno da mettere in cantiere subito la riorganizzazione del sistema regionale dell'emergenza pediatrica. Oltre la frontiera del Santobono infatti, e la rete territoriale dei pediatri di famiglia, c'è ben poco sia sul fronte ospedaliero sia nel filtro di prossimità. La svolta attesa proviene dai fondi del Pnrr che puntano sulla riorganizzazione del territorio ma le idee sono confuse, le proposte tante, il rischio, di spendere male le risorse nel piatto, molto alto. È per questo che la Simeup (la Società scientifica italiana di Medicina di emergenza ed urgenza pediatrica) riunita ieri a Napoli nel suo congresso nazionale, si propone come interlocutore per concorrere alle riforme in arrivo. Nodi affrontati in una tavola rotonda alla quale hanno partecipato Paolo Siani parlamentare del Pd e primario del Santobono, Riccardo Lubrano, presidente della società scientifica, Antonio Vitale, pediatra campano e nel direttivo Simeup, Pietro Buono, a capo dell'area materno in fantine della Regione Campania e Antonio D'Avino al vertice della federazione italiana pediatri per la componente territoriale. «Fondamentale, per ridurre gli accessi impropri, in Pronto soccorso - ha detto Vitale - che per i piccoli sono ancora più numerosi che per gli adulti per la quota emotiva che caratterizza i sintomi di un'urgenza, è l'integrazione tra ospedale e territorio. Siamo in attesa di capire come inciderà sull'assistenza pediatrica la riforma in arrivo, quante Case della salute ci saranno e dove, come saranno organizzate e distribuite, con quali ruoli e funzioni assistenziali».

Per la parte pediatrica serve tanta formazione: la presenza fissa e costante di pediatri nei principali pronto soccorso laddove oggi c'è solo la guardia per adulti e lo specialista della disciplina giunge in consulenza dal reparto già ridotto all'osso. «Il Santobono è una risorsa di questa regione ma manca la rete ospedaliera e territoriale pediatrica». I pediatri puntano sulla formazione, chiedono di partecipare ai tavoli per la riorganizzazione degli ospedali e consigliano di partire subito con i piani attuabili in vista dell'arrivo dei fondi del Pnrr. 

Dito puntato sui reparti di Osservazione breve pediatrica che, tranne al Santobono, mancano ovunque. sui pochi pronto soccorso per i piccoli che il Piano ospedaliero regionale invece prevede i tutti i dipartimenti di emergenza di I e II livello e anche in alcuni pronto soccorso attivi (con una guardia pediatrica e anestesiologica sempre presente). Il nodo da sciogliere è sempre quello del personale. Così come nelle aree di emergenza per adulti anche per i piccoli gli specialisti sono pochi e difficili da reclutare. «In Calabria addirittura ce un solo pronto soccorso - spiega Vincenzo Tipo, primario del Santobono - serve tanta formazione, filtri territoriali adeguati, risorse strutturali e tecnologiche in tutte le pediatrie della rete dell'emergenza oltre che un trasporto in urgenza dedicato e ben funzionante». In Campania oltre all'Hub del Santobono sono previste sedi periferiche di II livello (da ubicare negli ospedali con pronto soccorso di media complessità stabilmente inseriti nel percorso dell'emergenza e strutturalmente adeguati e con guardia attiva ed Osservazione breve intensiva e centri di I livello inseriti negli ospedali sedi di pronto soccorso di base. 

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Il Mattino