Se questo è un ospedale: finestre rotte al Policlinico, infissi sigillati con le lenzuola

Se questo è un ospedale: finestre rotte al Policlinico, infissi sigillati con le lenzuola
Finestre del Policlinico collinare permeabili al vento e alla pioggia: dopo cinquant'anni di vita nonostante la resistenza del materiale utilizzato in origine (gli infissi...

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Finestre del Policlinico collinare permeabili al vento e alla pioggia: dopo cinquant'anni di vita nonostante la resistenza del materiale utilizzato in origine (gli infissi sono in ferro) gli spifferi sono un tormento per visitatori e soprattutto pazienti. In particolare quando le condizioni meteo precipitano l'unica difesa diventa il telo scorrevole di cui ogni finestra è dotata dall'interno. Una protezione concepita però per proteggere dal sole, come nei vagoni dei treni, ma spesso anche questa danneggiata o rimossa perché inutilizzabile. In questi casi per i pazienti posizionati vicino alle finestre, l'unica soluzione è ricorrere a coibentazioni artigianali. Protezioni realizzate alla men peggio con il tipico fai da te di chi non vuole rassegnarsi a buscare un malanno proprio durante il ricovero in ospedale. Nel caso di cui parliamo il rimedio, escogitato in una stanza del reparto di Ginecologia e ostetricia, è consistito in una vera e propria bardatura messa su con traverse da letto, lenzuola e cerotti da medicheria. Certamente poco bello da vedersi ma sufficiente per superare indenni le bufere degli ultimi giorni.


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Gli spifferi sono stati segnalati per tempo e a più riprese sia ai medici sia agli infermieri responsabili di reparto e da questi all'ufficio tecnico. Per ora è scattata l'accensione dei termosifoni. I caloriferi, sistemati proprio sotto alle finestre, sono in funzione da domenica e riescono in parte a mitigare l'ingresso di aria fredda dall'esterno. L'impianto è centralizzato e dunque ad essere riscaldato è tutto il Policlinico. Ma il problema degli infissi non più a tenuta resta. Un nodo annoso e di difficile soluzione. Non a caso da anni c'è traccia di segnalazioni non solo dal padiglione della Ginecologia ma anche da altri reparti dell'immensa cittadella universitaria. Richieste ai manutentori che intervengono per riparare i cavi spezzati, sostituire le maniglie rotte ma che poco possono fare per sostituire guarnizioni ormai introvabili.

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In realtà alcune di queste finestre andrebbero sostituite ma non è impresa facile. Quelli del Policlinico della Federico II, com'è noto, non sono i classici infissi ma si estendono in senso longitudinale con due aperture separate dal cemento. Più stretta in basso e più larga in alto. La prima azionabile con una maniglia a incastro e la seconda con una carrucola regolabile da un cavetto d'acciaio e una manovella, come nei finestrini delle vecchie auto. Infissi che si aprono a 30 gradi con un meccanismo di scivolamento in binari laterali. Un sistema concepito da Corrado Beguinot negli anni '70 per rendere durevoli le strutture e scongiurare rischi di defenestrazioni. Tuttavia oggi, a distanza di mezzo secolo, mostrano i segni del tempo. Almeno per quelle sistemate vicino ai letti una soluzione stabile va però trovata. Così come alle pareti dei corridoi, di scale e reparti, letteralmente tappezzate di date e didascaliche dediche ai nascituri - una ritinteggiatura non farebbe male.

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Ombre che rischiano di appannare alcune luci che dal padiglione 9B, sede della Ginecologia e ostetricia del Policlinico collinare, si accendono sulla sanità campana. Come il centro per la preservazione della fertilità in pazienti oncologici (con l'unica banca di gameti e tessuto ovarico del centro sud) e il centro neonatologico che tratta gravi prematuri. Eccellenza, quest'ultima, proprio in questi giorni protagonista a Napoli del convegno internazionale di neonatologia e che è valso, al centro nascite partenopeo, la copertina del prestigioso magazine Time che si è interessato del caso di una bimba venuta alla luce alla 22esima settimana, di meno di 500 grammi di peso ma che, tra ventilatore, incubatrici hi tech, infezioni è cateteri intramuscolari, è stata curata benissimo e dimessa dopo 6 lunghissimi mesi di terapia intensiva. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino