Mancuso e la sfiducia a de Magistris: «Il Pd c'è, non vedo i voti»

Mancuso e la sfiducia a de Magistris: «Il Pd c'è, non vedo i voti»
Paolo Mancuso - ex magistrato anticamorra - è da sei mesi presidente metropolitano del Pd: il sindaco Luigi de Magistris non ha più una maggioranza qual è la...

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Paolo Mancuso - ex magistrato anticamorra - è da sei mesi presidente metropolitano del Pd: il sindaco Luigi de Magistris non ha più una maggioranza qual è la strategia dei dem? Puntare alla sfiducia?

«Che de Magistris non abbia più la maggioranza è tutto da dimostrare non vedo una volontà concreta nelle altre forze politiche di andare verso la sfiducia. Oltretutto il Pd dopo le defezioni dei trasformisti non ha numeri per chiedere sfiducia. Laddove ci fosse l'ipotesi concreta di mandare a casa il sindaco noi non ci tireremo indietro».

Forza Italia lunedì porterà dal notaio le firme dei suoi consiglieri per le dimissioni, se si arrivasse a 21 il Consiglio comunale verrebbe sciolto. Il Pd appoggerà questa mozione?
«Quella delle dimissioni è una soluzione diversa da valutare con i consiglieri comunali del Pd, con la nuova dirigenza del partito il rapporto il rapporto con loro è tornato a essere importante è stato ricostruito, bisogna discuterne con loro certo noi del pd non siamo fermi».

Vale a dire?
«Al di la della sfiducia o meno il Pd sta progettando un'idea di città totalmente diversa da quella degli ultimi 10 anni. Stiamo ricostruendo un rapporto con le tante competenze che l'attuale sindaco ha trascurato e abbandonato ai suoi destini. Un percorso che si è parzialmente interrotto con la clausura dovuta al Covid. Ma presto riprenderemo il lavoro con una conferenza programmatica, perché noi il futuro di Napoli lo vogliamo costruire assieme ai napoletani».

Il riferimento è ai forum tematici? Ritiene che sia questo lo strumento giusto per allargare le maglie dei dem?
«I forum sono coordinati da persone esterne al Pd perché il Pd vuole riprogettare la città assieme alle eccellenze napoletane che sono in città e in tutto il Paese, da soli non ce la faremmo».

Non è che questo attendismo sotto sotto è una strategia per non far candidare il sindaco alle regionali per non ostacolare la corsa di De Luca?
«Ma no, mai come in questo periodo De Luca è straordinariamente popolare, anzi in un eventuale election day De Luca tirerebbe la volta anche per la corsa a sindaco di Napoli. Altra cosa è considerare la necessità di portare a termine questo percorso che stiamo facendo assieme ai napoletani con i forum e la prossima conferenza programmatica prima di fare dei nomi».

Insomma il Pd sarebbe pronto ad affrontare una doppia campagna elettorale?
«Noi siamo nati pronti e la nuova dirigenza appena insediatasi ha fatto eleggere Sandro Ruotolo al Senato, poi ci siamo trovati ad affrontare l'emergenza sanitaria e abbiamo fatto la nostra parte».

Mettiamola così: se de Magistris si candidasse alla Regione a prescindere raccogliendo la sfida potrebbe spiazzare un Pd che negli ultimi 10 anni in città almeno a livello elettorale è stato abbastanza marginale?
«Per noi è facile dire che Napoli è stata disamministrata, che la nostra città sta scontando una gestione assurda con una macchina burocratica smantellata e tante altre arretratezze. Non ci è piaciuta la gestione della Città metropolitana con la distribuzione di centinaia di milioni che dovevano andare alle scuole e invece sono state fatte altre scelte».

Assieme al Pd che in Città metropolitana è con de Magistris...
«Noi ci siamo insediati da poco e sono molte le scelte fatte da ripensare».

Chi sono le personalità in campo
«C'è un tempo per ogni cosa, non è questo il tempo dei nomi: ora serve delineare le strategie e i progetti consultando la città che deve tornare ad avere il ruolo di capitale del sud».

Ma il Pd - scusi se lo risottolineo - in città non è che goda di grandissima salute. Come intendete recuperare il rapporto con il copro di Napoli?

«Guardi, i forum sono partecipatissimi e c'è grande voglia di partecipazione come non si vedeva da tempo. Sanità scuola, sviluppo tecnologico. Ma il grande buco nero è che abbiamo difficoltà a parlare con le vecchie e le nuove povertà. La ricucitura con la città avviene trovando soluzioni e risposte a queste emergenze. Il pericolo grande è la coesione sociale che è a rischio, non si deve allargare ulteriormente la forbice tra chi soffre a mettere il piatto a tavola e chi invece lo fa allegramente». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino