Miglio d’oro, a pezzi la villa del Monaciello: è stata set per Sorrentino

Miglio d’oro, a pezzi la villa del Monaciello: è stata set per Sorrentino
L’edicola con la statua di San Gennaro sulla sommità della facciata rivolta al mare sembra contemplare l’intero golfo di Napoli, mentre alle spalle...

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L’edicola con la statua di San Gennaro sulla sommità della facciata rivolta al mare sembra contemplare l’intero golfo di Napoli, mentre alle spalle dell’edificio si staglia il Vesuvio. È uno dei motivi che hanno spinto il regista premio Oscar Paolo Sorrentino ad ambientare una delle scene clou del film «È stata la mano di Dio» (non a caso quella di San Gennaro) nella Villa del Cardinale Spinelli, sito del circuito settecentesco del Miglio d’oro che si erge a Torre del Greco. È nel salone centrale dell’edificio, infatti, cui si accede attraverso una maestosa scalinata in marmo, che è stata girata la scena onirica del Munaciello, tra stucchi barocchi, intarsi dorati e numerosi affreschi, tra cui quelli di Giuseppe e Gaetano Magri: la sala simbolo dello sfarzo settecentesco. Ed è qui che si svolge una delle scene iniziali del film, di certo tra le più emblematiche, in cui si vede la struttura danneggiata dal terremoto del 1980, con l’imponente lampadario di cristallo crollato sul pavimento: qui San Gennaro (Enzo De Caro) conduce zia Patrizia (Luisa Ranieri) al cospetto del Munaciello, il piccolo frate dispettoso della tradizione partenopea narrato da Matilde Serao nelle sue «Leggende Napoletane».



La villa, realizzata nel 1744 dall’architetto Gennaro De Laurentiis per uso personale e poi acquistata due anni dopo dal cardinale Giuseppe Spinelli - al tempo arcivescovo di Napoli - come dimora estiva, come la maggior parte delle 120 ville del Miglio d’oro, la celeberrima Strada Regia delle Calabrie, è da anni in uno stato di abbandono e fatiscenza. La magnificenza della facciata esterna è deturpata dal deterioramento e dal distacco degli intonaci; danneggiati anche le sale interne, i soffitti e, in alcuni punti, il grande parco strutturato su più piani, con un corridoio centrale, lungo il quale un tempo si susseguivano statue poste su basi di pietra. Negli ultimi 50 anni la villa del Cardinale è stata sede della Scuola Apostolica per la formazione di vocazioni sacerdotali. Dopo il terremoto del 1980 fu abbandonata per problemi di sicurezza e, in seguito al restauro, ha ospitato una comunità di recupero per tossicodipendenti, per poi restare per anni in stato di abbandono.

Attualmente è circoscrizione della Curia Arcivescovile di Napoli che nel 2017, dopo il crollo del sottotetto, ne ha disposto la chiusura per motivi di sicurezza. Nessuno sembra interessarsi a questo emblema della cultura settecentesca, una delle «Ville della delizia» come all’epoca erano denominate le residenze estive di nobili e religiosi, costruite e gestite per garantire benessere e diletto ai loro facoltosi proprietari.

La Fondazione Ente Ville Vesuviane ha annunciato l’acquisizione imminente di altre Ville, ma non di questa. «Al momento la Fondazione - dice il presidente Gianluca Del Mastro - non ha tra i suoi obiettivi immediati Villa del Cardinale, che è comunque una struttura bellissima e molto interessante e sui cui potremmo soffermarci nei prossimi anni». 


Uno spiraglio di luce, però, sembra arrivare. «Abbiamo affidato il sito a una società che si occuperà della gestione - fa sapere l’ingegnere Carmine Gravino dall’ufficio tecnico della Curia - e presto inizieranno i lavori di restauro e riqualificazione. Non ci sono seri problemi strutturali, ma si tratta di un sito chiuso da molti anni, quindi coinvolto da un degrado generale anche dovuto agli agenti atmosferici e alla vicinanza al mare. Tuttavia, è un bene in procinto di essere recuperato: sono stati ottenuti tutti i permessi della Soprintendenza, ora la società provvederà ad individuare la ditta per l’avvio dei lavori». E i tempi? «Entro 40 giorni - conclude Gravino - dovrebbe partire il cantiere. La riqualificazione prevede due step: il primo dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno». La Curia mantiene il massimo riserbo sulla destinazione della Villa e sulla società che l’avrà in gestione. Tuttavia, qualcosa si muove, e si può dire che ancora una volta il cinema conferma la sua funzione propulsiva oltre che quella d’evasione.

 

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Il Mattino