«Mi hanno minacciato di morte, per questo solo ora riesco a trovare la forza per chiedere giustizia per mio figlio». Lo dice Gennaro Giglio, papà del piccolo...
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Sulla tragica fine del piccolo Antonio c'è stata di recente una nuova delega d'indagine.
Intanto dopo tre anni la famiglia del piccolo Antonio si costituisce parte civile nel procedimento ancora in corso presso il Tribunale di Napoli. I familiari, difesi dagli avvocati Angelo e Sergio Pisani, si ritengono parte offesa e chiedono con forza di accertare le cause reali della morte del loro bambino che avvenne nell’aprile del 2013. Gli sviluppi sul caso Fortuna hanno dato la forza ai familiari di esporsi nel procedimento. Hanno vinto la paura e infranto il muro di omertà che evidentemente aleggiava anche sul caso del piccolo Antonio
Ed infine sul fronte delle indagini sembra sempre più probabile che potrebbero essere trasferite alla sezione della procura di Napoli che si occupa dei reati sessuali. Le indagini sulla morte del piccolo Antonio Giglio, deceduto dopo essere precipitato dalla finestra dell'appartamento della nonna al settimo piano del «palazzo degli orrori», nel Parco Verde di Caivano, furono avviate nell'aprile del 2013. L'episodio presenta inquietanti analogie con l'omicidio della piccola Fortuna, vittima di abusi sessuali e morta un anno dopo per essere stata lanciata nel vuoto, secondo i pm della procura di Napoli nord, per essersi rifiutata di sottostare all'ennesima violenza. È quanto filtra dall'ufficio inquirente partenopeo, che sta valutando di dirottare l'indagine su Antonio, in cui al momento viene contestato il solo omicidio colposo alla madre del bimbo, alla sezione specializzata guidata da Luigi Frunzio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino