Napoli: sedi società nel paradiso fiscale delle isole Marshall. sottratti al fisco 90 milioni di euro. Imprenditore arrestato

Napoli: sedi società nel paradiso fiscale delle isole Marshall. sottratti al fisco 90 milioni di euro. Imprenditore arrestato
Collocando la sede delle società nel paradiso fiscale delle Isole Marshall, nonostante fossero gestite dall'Italia, sarebbe riuscito a sottrarre alla tassazione...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Collocando la sede delle società nel paradiso fiscale delle Isole Marshall, nonostante fossero gestite dall'Italia, sarebbe riuscito a sottrarre alla tassazione italiana un imponibile pari a circa 90 milioni di euro tra il 2014 e il 2019. Il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un'ordinanza di custodia agli arresti domiciliari del gip di Napoli nei confronti di Massimiliano Coppola, 50enne imprenditore salernitano indagato per aver agito come «amministratore di fatto» di quattro società operanti nel trasporto marittimo internazionale di prodotti petroliferi gassosi.

Contestualmente, sono in corso sequestri di denaro, beni mobili e immobili e quote societarie fino a circa 23 milioni di euro, ovvero il valore dell'imposta evasa determinata applicando le aliquote previste ai ricavi che si assumono nascosti al fisco. Coppola è indagato per aver agito come amministratore di fatto di quattro società (Tower Bridge Limited, London Bridge Limited, Chelsea Bridge Limited e Westminster Bridge Limited) operanti nel trasporto marittimo internazionale di prodotti petroliferi gassosi. Le aziende, formalmente, avevano sede nelle Isole Marshall, ma sostanzialmente erano gestite dall'Italia. Le indagini hanno consentito di portare alla luce una complessa architettura societaria che sarebbe stata finalizzata all'evasione fiscale e schermatura dei soggetti proprietari. Le quattro società, infatti, erano partecipate da una capogruppo (The Bridge Limited) residente nelle Isole Marshall che, a sua volta, avrebbe avuto come socio unico un trust di diritto cipriota (The Wave of Solidarity Trust). Un sistema che avrebbe permesso all'imprenditore di sottrarre alla tassazione italiana un imponibile pari a circa 90 milioni di euro tra il 2014 e il 2019. Contestualmente sono in corso sequestri preventivi e per equivalente per la confisca di somme di denaro, beni mobili, immobili e quote societarie fino a circa 23 milioni di euro, corrispondenti al valore dell'imposta evasa, determinata applicando le aliquote previste (dal 24 al 27,5%) ai ricavi che si assumono occultati al Fisco italiano.

Le ipotesi di reato contestate vanno dall'omessa dichiarazione dei redditi delle società, alla dichiarazione infedele dei redditi personali, fino all'antiriciclaggio. Le indagini sono scaturite da una verifica effettuata dalla direzione provinciale Napoli II dell'Agenzia delle Entrate presso la società partenopea Lumaship srl, amministrata da Coppola e operante nel settore del trasporto marittimo di gas attraverso il noleggio di navi a scafo nudo. L'indagine, coordinata dalla III sezione di criminalità economica è stata affidata agli specialisti del primo gruppo tutela entrate del nucleo di Polizia Enonomico-Finanziaria di Napoli. Il sistema illecito ricostruito si sarebbe basato principalmente sulla delocalizzazione in paradisi fiscali, da parte di Coppola. L'imprenditore, nel frattempo, aveva spostato la propria residenza in Spagna e, al fine di sviare le indagini, si era avvalso di un numero telefonico intestato ad un cittadino pakistano. Le Fiamme Gialle hanno accertato che le società estere, titolari delle navi gasiere, risulterebbero intestate ad un soggetto «prestanome» di nazionalità portoghese a cui l'indagato, amministratore di fatto delle società armatoriali, avrebbe sottoposto la documentazione da firmare mediante la collaborazione di uno studio legale sito nell'isola di Madeira. Le indagini si sono sviluppate principalmente mediante l'analisi di documentazione acquisita presso gli uffici dell'imprenditore e di quella rinvenuta in sede di perquisizione informativa nei suoi dispositivi elettronici, nonché nell'effettuazione di un'attività di intercettazione telefonica. I profitti conseguiti sarebbero stati riciclati attraverso investimenti, in particolare negli Emirati Arabi Uniti. 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino