Paralisi neve, i commercianti: «Tre milioni e mezzo di danni»

Paralisi neve, i commercianti: «Tre milioni e mezzo di danni»
Tre ore di neve sulla città, centottanta minuti ininterrotti di fiocchi bianchi che hanno mandato in tilt Napoli: strade impercorribili, scuole chiuse, trasporto locale...

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Tre ore di neve sulla città, centottanta minuti ininterrotti di fiocchi bianchi che hanno mandato in tilt Napoli: strade impercorribili, scuole chiuse, trasporto locale bloccato, aeroporto e stazione ferroviaria nel caos. Un inferno che s’è manifestato all’alba e s’è dissolto a metà mattinata lasciandosi dietro una scia di polemiche. Poco più di sessant’anni fa successe qualcosa di simile: gli anziani ricordano con emozione la nevicata del ‘56. Quella di ieri è stata della stessa portata, solo che all’epoca Napoli la prese con filosofia, si mise a giocare con la neve. Ieri è stata la neve a prendersi gioco dei napoletani.


Allarme Camaldoli. I primi ad accorgersi che la giornata sarebbe stata difficile sono stati gli abitanti dei Camaldoli. Hanno aperto le finestre e hanno scoperto che la neve aveva ricoperto tutto. Lassù, nella parte alta della città, sono abituati a certi eventi, si sono armati di pale e olio di gomito e hanno iniziato a liberare le strade, come fanno abitualmente. Ma siccome lassù hanno il polso della neve, hanno immediatamente capito che stavolta la situazione era diversa rispetto a quelle «abituali». I primi segnali d’allarme sono arrivati proprio dai Camaldoli: «Mandate qualcuno a spargere sale», nessuno ha potuto rispondere all’appello perché arrivare sulla vetta della città era impossibile. I fiocchi hanno iniziato a ricoprire la città poco prima delle sei del mattino. Quando Napoli ha iniziato a risvegliarsi c’era già una coltre bianca che ricopriva ogni cosa. Ma siccome i napoletani sono abituati a sfidare la sorte, hanno deciso di lanciarsi nella giornata come se non stesse accadendo nulla.

Sciovia Jannelli. Raggiungere la Tangenziale è l’unico obiettivo dei napoletani che corrono verso il lavoro. Quelli che dal Rione Alto e dal Vomero si sono lanciati verso l’ingresso di via Jannelli sono stati i primi a fare i conti con le difficoltà: proprio sul ponte che scavalca l’autostrada cittadina il vento ha subito trasformato in ghiaccio la neve, così le auto hanno iniziato a sbandare, si sono messe di traverso. E ad ogni nuova auto che sopraggiungeva si generava una nuova frenata sul ghiaccio e un nuovo testacoda. Poco prima delle otto del mattino quella porzione di città era un puzzle di automobili piazzate in ogni possibile direzione. Tutte bloccate nel ghiaccio, tutte senza possibilità di muoversi.

Campanella vietata. In attesa di notizie c’erano soprattutto i ragazzi delle scuole. Si entra oggi? Il messaggio più diffuso via WhatsApp e via Instagram fra le sette e le otto del mattino. I presidi erano già dentro gli istituti perché il Comune aveva imposto l’accensione dei riscaldamenti a partire dalle sei del mattino, perciò avevano già capito quel che stava accadendo. Così è iniziato il tam tam, le richieste ai vertici, all’assessorato: li facciamo entrare i ragazzi? Solo venti minuti prima delle otto del mattino è arrivata la decisione ufficiale. Niente scuola, anche perché in pochi erano riusciti a raggiungere le aule, soprattutto perché in giro non c’erano bus e la metropolitana aveva i cancelli sprangati.

Scambi proibiti. Treni della Linea 1 immobili. Anche sotto terra il freddo s’è fatto sentire e ha paralizzato gli scambi sui binari per cui i treni sono stati fermati. Sotto la nevicata, davanti ai cancelli chiusi delle fermate Metro in tutta la città, i primi segnali di rabbia e le prime telefonate al posto di lavoro: «Farò tardi». Corsa alla fermata del bus, inutile. I pullman di Napoli non sono dotati di pneumatici invernali e non hanno catene, perciò sono rimasti nei depositi. Telefonata definitiva al posto di lavoro: «Oggi non verrò». Rabbioso ritorno a casa. Decine di telefonate del genere sono arrivate anche al comando della polizia municipale: i vigili sono cittadini come gli altri, e come gli altri sono rimasti bloccati dalla neve, dai mezzi pubblici paralizzati e dall’impossibilità di muoversi in auto. Del resto anche i vigili che erano al lavoro sono stati privati delle vetture di servizio: anche quelle non hanno pneumatici da neve e non sono dotate di catene, sicché la polizia municipale, nel giorno della grande crisi del traffico, ha tenuto le auto in garage. E le ha tenute fino a mezzogiorno per avere la certezza che non si scivolasse più, mentre il resto dei napoletani già da due ore aveva ripreso la propria vita nella normalità.

Vietato viaggiare. La pista dell’aeroporto di Capodichino s’è trasformata in un lunghissimo corridoio bianco, pericoloso atterrare e anche decollare. Sui tabelloni luminosi dello scalo napoletano la parola «cancellato» ha invaso ogni spazio disponibile. Alla fine della mattinata sono state registrate cinquantanove cancellazioni, trenta voli in partenza e ventinove in arrivo. Quarantaquattro i voli partiti con ritardi superiori ai sessanta minuti, quattro quelli deviati su altri scali. Alla stazione ferroviaria situazione analoga: circolazione limitata, ridotta, rallentata in tutto il «nodo di Napoli» secondo il linguaggio burocratese dei comunicati ufficiali. Tradotto nella lingua dei pendolari significa treni locali cancellati o in ritardo clamoroso, alta velocità a scartamento ridotto, orari di lavoro e appuntamenti professionali non rispettati. 

Valanga sul commercio. Mentre i napoletani, mogi, mogi, se ne tornavano a casa impossibilitati a usare l’auto e privati dei mezzi pubblici, i commercianti se ne stavano all’ingresso dei negozi vuoti. Il presidente del centro commerciale Vomero-Arenella, Enzo Perrotta, ha fatto due conti e ha spiegato che, solo per le aree di sua competenza, le tre ore di neve hanno prodotto una perdita di affari di circa tre milioni e mezzo di euro. Il conto l’ha fatto sul numero di persone che non hanno potuto raggiungere la collina per via dei trasporti in tilt: «Bastava qualche sacchetto di sale da spargere lungo le strade per risolvere il problema. Se l’avessimo saputo l’avremmo comperato noi per regalarlo al Comune di Napoli», ha detto con rabbia Perrotta.


La città dei ragazzi. C’è stato un momento, poco dopo le nove del mattino, in cui la città ha assunto un aspetto irreale. Chi era incautamente uscito in automobile, aveva fatto ritorno a casa, chi non aveva necessità di uscire se n’era rimasto al calduccio, anche perché il Comune ha esplicitamente richiesto di evitare spostamenti non necessari. Così Napoli è diventata incredibilmente silenziosa, un silenzio rotto solo dalle grida dei ragazzi che avevano saltato la scuola (gli istituti resteranno chiusi anche oggi) e si godevano la città imbiancata. Battaglie a colpi di «palle di neve», imprevedibili pupazzi sul lungomare o a Piazza Plebiscito, bellissima di primo mattino ricoperta dalla coltre bianca.
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Il Mattino