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Intanto riapre. Ed è già un passo avanti dopo una chiusura prolungata dalla pandemia e dal lockdown e dopo una serie di danni alla struttura che, di fatto, l'avevano reso impraticabile. E poi, stando a quanto annunciato dai rappresentanti dell'amministrazione comunale, presto ospiterà eventi culturali destinati a riqualificare ancora di più la zona. A Poggiomarino da sabato torna fruibile il Parco naturalistico di Longola, che sorge sull'area dove nel 2000 furono rinvenuti reperti archeologici di inestimabile valore, risalenti all'età del Bronzo.
Ricostruzione delle capanne di epoca protostorica, percorsi immersi nel verde, il fiume Sarno a due passi che ricorda come questo insediamento sia precedente a quelli romani di Pompei e Ercolano: Longola rappresenta una opportunità per il territorio e anche una suggestione, come sottolineato dal direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, e dal sindaco di Poggiomarino, Maurizio Falanga. Del resto, anni fa fu condotta una battaglia dura per fare in modo che gli scavi non venissero interrati: l'amministrazione del tempo riuscì a intercettare fondi europei, con il supporto della Regione. Arrivarono soldi che consentirono la realizzazione di un'opera che, successivamente, è stata tenuta aperta con una collaborazione tra l'ente e associazioni come «Terramare 3000», che da sempre si batte per la valorizzazione dell'area.
Alla presentazione hanno partecipato le autorità locali e i tecnici che in questi anni hanno collaborato alla realizzazione del Parco.
Il direttore del Parco archeologico di Pompei, invece, dopo aver ringraziato il personale della Soprintendenza ha sottolineato la necessità di fare rete tra tutti i luoghi di interesse intorno al Vesuvio: «Valorizziamo in questo modo in maniera adeguata i cosiddetti siti minori». Sia Zuchtriegel che Falanga non hanno nascosto l'ambizione di fare diventare Longola un'attrazione anche per turisti e visitatori. In passato, fino a quando è rimasto aperto, sono state migliaia le persone che hanno esplorato il Parco, per lo più studenti provenienti dalle scuole di tutta la Campania.
Il sito fu scoperto casualmente nel 2000, durante i lavori per la realizzazione dell'impianto di depurazione di Poggiomarino-Striano. Lo scavo condotto dall'allora Soprintendenza Archeologica di Pompei ha permesso di mettere in luce un insediamento cresciuto in ambiente umido, ai margini del Sarno, che a quei tempi era uno snodo commerciale, frequentato sin dalla età del Bronzo (XV-XIV sec. avanti Cristo) ma con un'importante fioritura economica fra l'età del Ferro e l'età Arcaica, unico per l'Italia meridionale e tra i più antichi d'Europa.
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