Bosti scarcerato, il pm non ha dubbi: «È il capo della camorra»

Bosti scarcerato, il pm non ha dubbi: «È il capo della camorra»
A lui - e a loro - il secondo no non lo puoi dire. Va bene una sola volta, magari a bassa voce, poi però - quando insistono - è meglio assecondare. Parola di un...

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A lui - e a loro - il secondo no non lo puoi dire. Va bene una sola volta, magari a bassa voce, poi però - quando insistono - è meglio assecondare. Parola di un imprenditore strozzato, di quelli messi spalla al muro dalla camorra di Secondigliano, uno costretto a subire l'abbraccio dei Bosti-Contini. Funziona così, a leggere le sue dichiarazioni: sono come una banca mafiosa, vengono da te e ti piazzano anche 500mila euro sul tavolo, ti aiutano e ti distruggono in un secondo. Impossibile rifiutare - insiste il testimone di accusa - sono una banca mafiosa, ti prestano soldi e diventano soci a tutti gli effetti, si prendono la tua azienda, la tua società, la tua storia. Così entrano nell'economia pulita.


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Sono parole che stanno alla base della richiesta di arresto a carico di Patrizio Bosti, quella culminata la scorsa primavera in una retata contro i presunti vertici della cosiddetta Alleanza di Secondigliano. Giugno 2019, il blitz, la storia è nota: il Riesame ha cancellato gli arresti a carico di Patrizio Bosti e della sua presunta socia Maria Licciardi, accettando solo in parte le richieste della Dda di Napoli. Ed è uno dei retroscena che ha consentito al Tribunale di Sorveglianza di Bologna di scarcerare Patrizio Bosti, con una decisione che ha un sapore per molti versi beffardo. In sintesi, Bosti viene scarcerato con tre anni e mezzo di anticipo rispetto al fine pena (dicembre del 2023), grazie a un doppio calcolo al ribasso: la buona condotta (che consente di scalare tre mesi per ogni anno di detenzione); e il trattamento inumano vissuto in alcune carceri italiane. Celle affollate, mancanza di servizi, situazioni di degrado puntualmente denunciate, al punto tale da spingere il Tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia e di Bologna a concedere a titolo di risarcimento dei giorni di libertà anticipata e un assegno in denaro.
 
Quindi: Reggio Emilia ha riconosciuto 286 giorni di liberazione anticipata, come riparazione per 2868 giorni trascorsi in condizione inumane e degradanti in otto carceri; ma la difesa ha poi impugnato questo provvedimento, chiedendo un ulteriore calcolo per il presunto «danno da sovraffollamento», tanto da convincere il giudice bolognese Manuela Mirandola a concedere altri 64 giorni di anticipo della pena, oltre a intimare alle casse dello Stato di corrispondere a Bosti un assegno di 2672 euro. Ma torniamo alle accuse più recenti mosse a Patrizio Bosti. Inchieste condotte dal pm Ida Teresi, che ha contestato la partecipazione di Bosti all'Alleanza di Secondigliano dal 2005 al 2010, ma ha anche valutato le accuse di imprenditori e di collaboratori di giustizia decisamente più recenti. Scarcerato dal Riesame (difeso dal penalista Mauro Valentino), Bosti dovrà difendersi a piede libero dalle più recenti accuse di pentiti e vittime di usura.

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È il caso delle dichiarazioni del pentito Mario Lo Russo, che accusa Bosti di aver continuato a mandare ordini dal carcere, puntando l'indice sui rapporti tra il boss 62enne il figlio Ettore (detenuto da qualche anno). Ecco il racconto di Mario Lo Russo: «Negli ultimi anni i rapporti tra Patrizio Bosti, Ciccio Mallardo e Edoardo Contini erano rimasti sempre gli stessi, cioè sempre uniti. Ettore Bosti, mio genero (avendo sposato mia figlia Filomena), mi raccontava degli incontri con gli zii per fatti criminali (per droga e estorsioni) che lui aveva sia con i Licciardi che con i Mallardo. Dunque anche in quest'ultimo periodo, negli ultimi 5-6 anni, Maria Licciardi (difesa dal penalista Dario Vannetiello, è stata scarcerata dal Riesame) era indiscutibilmente il capo del suo clan; come erano sempre i capi indiscussi Edoardo Contini e Patrizio Bosti, che dal carcere continuano a comandare, direttamente e attraverso i figli, i quali parlano per i padri, o dando ordini diretti o trasmettendoli agli altri affiliati liberi». Accuse che scavano negli ultimi cinque anni, mentre nel rione Amicizia - lì al Vasto - c'è chi festeggia per il ritorno a casa dello storico padrino.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino