Pd Campania, Boccia commissario: la scelta di Letta spiazza De Luca e Base riformista

Pd Campania, Boccia commissario: la scelta di Letta spiazza De Luca e Base riformista
A tre mesi esatti dalle dimissioni dell'ex segretario regionale, il Pd dà un improvviso colpo d'acceleratore e nomina il commissario. Inutile anche aspettare, come...

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A tre mesi esatti dalle dimissioni dell'ex segretario regionale, il Pd dà un improvviso colpo d'acceleratore e nomina il commissario. Inutile anche aspettare, come ormai pensavano tutti, l'esito dei ballottaggi di domenica. Basta tergiversare o attendere chissà cosa. E ieri arriva la decisione del segretario nazionale Enrico Letta: a guidare i democrat campani sino al prossimo congresso (che si celebrerà comunque dopo le politiche della prossima primavera) sarà l'ex ministro Francesco Boccia, attuale responsabile nazionale del partito per gli Enti locali.

A lui, infatti, Letta ha chiesto di assumere il delicato incarico nonostante sia già commissario per il congresso in Puglia. Mentre Matteo Mauri, deputato e responsabile cittadinanza e immigrazione del partito, guiderà sempre da commissario il Pd di Caserta, acefalo del suo vertice ormai da molti mesi.

Ma il nodo centrale rimane il partito campano infilatosi in cul de sac dopo le dimissioni di Leo Annunziata, il 21 marzo scorso. Un'uscita di scena, quella del fedelissimo deluchiano appena nominato al vertice della Scabec come ricompensa, su pressione dei vertici dem nazionali per aver guidato il partito in maniera assente. Senza convocare organi di partito in tre anni, né mai nemmeno nominarli nel pieno degli organigrammi previsti dallo statuto. Al suo posto, era il sogno dei vertici di palazzo Santa Lucia, il disegno di piazzare un altro nome sempre legato a De Luca. L'idea era quella dell'ex parlamentare Stefano Graziano, legato a Letta e De Luca, ma su cui si è alzato un muro di una metà del partito. Da parte del gruppo Orlando-Provenzano, dell'area di Franceschini e di del Basso de Caro e Oliviero, rispettivamente parlamentare e presidente del Consiglio regionale (che ieri, non a caso, plaudono alla nomina di Boccia). Con quest'ultimi due che hanno scatenato una guerra a suon di ricorsi prima di far dimettere i loro delegati e far sciogliere così l'assemblea campana. Ed è la fine ingloriosa di un'assise nata appena tre anni prima sull'onda di una maggioranza larghissima a trazione deluchiana. Storia finita ufficialmente, e definitivamente, ieri con la scelta di Letta di far guidare il partito campano per i prossimi mesi, o comunque sino a dopo le politiche, da Francesco Boccia.

Ma è naturale che la decisione di ieri non sia piaciuta a tutti. Anzi. Tutte le anime del partito si sono trovati spiazzati dalla nomina di Boccia (perché non attesa) ma chi non l'ha affatto digerita è stato il gruppo di Base riformista di Lorenzo Guerini e Luca Lotti (a cui afferisce anche Piero De Luca, vice capogruppo alla Camera e figlio del governatore che avrebbe dovuto portare a casa il successore di Annunziata con un passaggio breve e indolore). Per gli ex renziani, infatti, la nomina del commissario campano doveva andare a qualcuno della loro corrente in base ad equilibri regional-nazionali tutti interni al partito. E invece in Campania arriva Boccia, vicinissimo alle posizioni del segretario Letta e fautore del campo largo con i grillini. Senza contare, ancora, il nervosismo tutto campano dei deluchiani che ricordano gli scontri tra l'ex sindaco di Salerno e l'allora ministro Boccia sulla gestione della pandemia da parte del governo Conte. Senza contare un ultimo dettaglio non proprio trascurabile: al commissario toccherà anche il delicato compito di stilare e presentare le liste degli aspiranti parlamentari per le prossime politiche. Le prime con il taglio degli onorevoli.

Ma dall'altra parte, a guardarla dalla parte dei vertici del Nazareno, Boccia è sembrato subito il nome più adeguato. Anzitutto perché ha già la responsabilità nel Pd degli enti locali ma anche perché è stato lui, nei giorni della formazione della giunta Manfredi, a dare una mano a chiudere la quadra. E, ancora, conosce bene non solo la piazza napoletana ma anche quella campana. Nessun dubbio quindi per Letta che ieri ha deciso di accelerare pur di sciogliere il nodo del Pd campano che si stava trascinando da tempo. Troppo. 

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Il Mattino