Nel disastro del Pd a Napoli perde anche Paolo Siani, ma il pediatra del Vomero è l'unico che riesce a salvare la faccia, arrivando secondo nel suo collegio...
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Lunga la giornata di Siani, ieri. Qualcuno lo abbraccia, qualcun altro gli stringe la mano, lui si mette ordinatamente in fila. Quando arriva davanti alle urne il presidente scherza: «E lei chi è?». Conclusa una campagna elettorale giocata tutta sulla trasparenza e svolta tra aperitivi (hanno inventato per lui gli AperiPaolo) e incontri nelle sedi delle associazioni, nelle biblioteche, tra i gruppi di vecchi amici, aspetta i risultati guardando la televisione assieme alla consorte. «Ho fatto tutto quello che dovevo fare. Adesso aspetto. Nella speranza di aver fatto la differenza nel partito che mi ha presentato come indipendente, il Pd».
Capolista del listino e candidato all'uninominale nel collegio del Vomero, Siani, ha scommesso sulla sua capacità di conquistare un elettorato di centrosinistra scoraggiato dalla politica povera di idee e ricca di manovre elettorali. Ha puntato su un programma fatto di proposte concrete: la tutela dell'infanzia, soprattutto, che vuol dire lotta per la salute, ma anche per lo sviluppo e per la legalità. Creare condizioni di vita migliore per chi deve costruirsi il futuro, ha spiegato più volte, vuol dire contendere alla camorra il suo esercito. E poi leggi più efficaci per aiutare i familiari delle vittime della criminalità organizzata. E utilizzo diffuso dei beni confiscati alle mafie. Nel suo collegio se arriveranno molti voti al Pd vorrà dire che presentare candidati con il volto pulito e la voglia di cambiare converrà a tutti i partiti, ha ragionato nei giorni scorsi.
«Io andrò in Parlamento per portare avanti le battaglie delle associazioni con le quali ho fatto lunghi pezzi di strada»: ha insistito incontro dopo incontro. E per la sua campagna elettorale ha scelto due canzoni: «Ogni volta» di Vasco Rossi, la preferita del fratello Giancarlo, il cronista del Mattino ucciso dalla camorra, e «Mettici la faccia» di Lucariello. «Rappresentano il punto da cui siamo partiti e quello dove vogliamo arrivare», spiega. E il «Noi» sono i ragazzi che lo hanno sostenuto, ma anche i molti dei familiari delle vittime della criminalità e gli organizzatori dei punti di lettura del progetto «Nati per leggere», quelli che lo hanno votato, ma anche tutti quelli certi, come lui, che la politica debba voltare pagina. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino