Acqua salata, acqua ferrata, acqua di cocco. Con il primo sole di stagione, Napoli riconquista la sua natura di sirena e ricomincia ad amoreggiare con la sua liquidità. Non...
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Acqua salata, acqua ferrata, acqua di cocco. Con il primo sole di stagione, Napoli riconquista la sua natura di sirena e ricomincia ad amoreggiare con la sua liquidità. Non c’è solo Posillipo e la Mappatella Beach, poli estremi del bagno a chilometro zero.
Tutto il Lungomare e oltre è luogo d’elezione per gli alunni del sole, di ogni età (con prevalenza della terza), tutti accomunati dall’abbronzatura perenne, guadagnata con lunghe sedute da lucertoloni sugli scogli bianchi con vista su Castel dell’Ovo. L’ultima parte del Lungomare, per la toponomastica via Nazario Sauro, dopo i grandi alberghi, è però territorio dei luciani, la tribù millenaria del Pallonetto, gente di mare usurpata del mare, quando, oltre un secolo fa, edificarono la doppia fila di palazzoni che allontanarono l’acqua e li fecero diventare gente di terra. Ma non tutti.
Archiviata l’era leggendaria dei motoscafi blu, quelli del contrabbando di bionde che, negli anni Settanta, riempì pagine di giornale e sceneggiature di poliziotteschi, è rimasta la natura mercantile e stradaiola dei luciani che soono diventati gente di chioschi: taralli, spighe, cocco, spassatiempo e pere e musso.
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Il Mattino