I napoletani hanno imparato a fare le scarpe ai nigeriani. Perché la globalizzazione non procede in una sola direzione. E il Made in Naples è come un fiume che scorre dove trova...
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È una stanza piccola, dopo un cancello di ferro, banchi di lavoro, forme, suole, tacchi. Alle pareti un ritaglio di giornale con il faccione di papa Wojtyla e uno più piccolo dei calciatori del Napoli. «Produciamo per gli africani» spiega Giovanni, una vita a ricoprire i piedi dei napoletani. «Gente seria, paga in contanti. Euro su euro. E che volete farci, ora i napoletani comprano roba dai cinesi e i nigeriani comprano la roba nostra. S’è arrevutato ’o munno».
Napoli sotto la pelle nasconde sempre mille sorprese. Sono il sangue e i tendini della vita. Tutto scorre e tutto ritrova un ordine, una tensione, una forza. Sono scarpe femminili, sandali, zoccoli, alcuni di raso arancione e gialli o con i tipici colori panafricani, nero e marrone. «Sono quelli che tirano di più» aggiunge Francesco. «Poi aggiungiamo delle nocche, dei fiocchi, che alle donne nigeriane piacciono un sacco». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino