Permesso di soggiorno premio a due senegalesi sotto ricatto

Permesso di soggiorno premio a due senegalesi sotto ricatto
Ha lasciato la cella dopo un lungo periodo di detenzione e viene guardato a vista dalla Dda di Napoli. È tornato sul territorio, nel suo feudo del rione Luzzatti -...

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Ha lasciato la cella dopo un lungo periodo di detenzione e viene guardato a vista dalla Dda di Napoli. È tornato sul territorio, nel suo feudo del rione Luzzatti - roccaforte storica del clan Mazzarella - e rappresenta un punto di riferimento per vecchi e nuovi affiliati. Eccolo uno dei retroscena delle indagini culminate due giorni fa nell’emissione di provvedimenti di fermo a carico dei picchiatori di via Annunziata, del gruppetto di estorsori degli immigrati responsabili di aver ferito una bimba di dieci anni (siamo allo scorso 4 gennaio) nel corso di una spedizione punitiva.


Un boss del clan Mazzarella che torna libero, un gruppo di violenti decisi ad approfittare dei vuoti aperti dopo l’arresto di Francesco Pio Corallo, uno degli ultimi esponenti della cosiddetta Paranza dei bimbi capitanata dai Sibillo-Amirante-Giuliano-Brunetti. Ma andiamo con ordine, a ricostruire le indagini che attendono questa mattina la convalida dei fermi (dopo gli interrogatori di garanzia dinanzi al gip) dei quattro soggetti raggiunti dai decreti di fermo emessi dalla Dda di Napoli. Sabato mattina, gli arresti di Gennaro Cozzolino 39 anni, di Valerio Lambiase 28 anni (fratello di Gianmarco assassinato il primo marzo del 2015 a Ponticelli), ma anche i domiciliari disposti per Luciano Rippa 33 anni e del 25enne Gennaro Vicedomine, bollati come «naviganti», addetti cioé ad indirizzare acquirenti presso gli store di abusivi nei sottoscala della Maddalena.

Inchiesta che vede anche un 17enne in cella, e un latitante, agli atti ci sono le denunce delle parti offese, i filmanti e le parziali ammissioni rese dai due naviganti. Decisivo fino a questo momento il racconto di un cittadino senegalese che ha avuto il coraggio di presentarsi in Questura e raccontare violenze e minacce estorsive. Ha detto no al pizzo, alla richiesta di venti euro - una sorta di surplus - e ha riconosciuto gli aggressori. Come lui anche altri connazionali hanno svolto un contributo, tanto che per due dei quattro immigrati vittime del racket è stato accordato il permesso di soggiorno per motivi di giustizia.

Erano irregolari, grazie alla forza della denuncia, hanno conquistato uno status di regolari, in attesa di un procedimento destinato ad approdare in Tribunale contro gli estorsori. Protezione assicurata anche per il senegalese vittima designata del raid che, quella mattina del quattro gennaio scorso riuscì a scappare, sotto i colpi di una vera e propria spedizione punitiva. Inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dai pm anticamorra Francesco De Falco e Henry John Woodcock, indagini per violenza e estorsione aggravata dal fine mafioso.


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