BOSCOREALE. Droga e armi al Piano Napoli di via Settetermini, la cosiddetta «Scampia del Vesuviano». Ieri mattina un nuovo blitz ha portato all’arresto di sette...
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Gli arrestati sono Raffaele Sarnataro, 56 anni, la moglie Argentina Improta, 46, i figli Mario e Giovanni Sarnataro, 25 e 27 anni; Antonietta Coppola, fidanzata di Mario, 21enne, Emiliana Capasso, 43 anni, suocera di Giovanni, e Enrico Buonvolere, 26 anni, ex pugile e fratello di Mauro, il 21enne ammazzato a febbraio del 2015 per questioni legate agli affari di droga, su cui si indaga. Le donne svolgevano un ruolo importante di vedette, ma in alcuni casi acquistavano direttamente la droga dai Limelli, per poi venderla al Piano Napoli. Ognuno si occupava di nascondere in casa le dosi, confezionarle e comprarle e aveva a disposizione un’ingente quantità di armi e soldi, per portare avanti il business. La marijuana acquistata all’ingrosso costava 3,80 euro ogni 200 grammi. I pusher erano organizzati in turni da 8 ore e guadagnavano in percentuale in base alle vendite. Non c’era una tariffa vera e propria, perché «le cose erano fatte in famiglia».
A dare il via alle indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del maggiore Leonardo Acquaro del gruppo di Torre Annunziata del colonnello Antonio Petti, è stata la sparatoria avvenuta nel quartiere il 25 luglio del 2014, legata a questioni di usura. Quel giorno un gruppo di fuoco della famiglia «nemica», i Colantuono, capeggiato da Rosa Intagliatore e Annunziata Colantuono (in manette a seguito di un’indagine lampo), sparò contro il balcone delle sorelle Rita e Argentina Improta, colpevoli, secondo gli avversari, di non riuscire ad estinguere un prestito usuraio di 3mila euro a causa degli interessi. Le due vittime in quell’occasione collaborarono con i carabinieri e mandarono tutti i colpevoli in carcere.
A marzo però, Intagliatore e Colantuono sono state scarcerate e da allora, grazie alle intercettazioni ambientali, si è scoperto che i Sarnataro avevano paura di eventuali ritorsioni: si temeva addirittura la morte di Mario, finito in manette ieri. Le indagini sono state arricchite dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gerardo Colantuono, amico fraterno di Mauro, che ha deciso di «parlare» per paura di morire. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino