Pino Daniele e il furto nella villa: in Maremma le telecamere neutralizzate

Pino Daniele e il furto nella villa: in Maremma le telecamere neutralizzate
Un piano organizzato, una strategia studiata a tavolino, con un probabile raccordo tra il mondo di dentro e quello di...

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Un piano organizzato, una strategia studiata a tavolino, con un probabile raccordo tra il mondo di dentro e quello di fuori. Eccolo lo scenario che emerge dai primi accertamenti sul furto messo a segno nella villa toscana del cantante Pino Daniele. Ore di lavoro, ascoltati i parenti del cantante che vivono nella villa in Maremma (ovviamente come persone informate dei fatti), condotti accertamenti tecnici all'interno della splendida dimora dell'artista napoletano.



C'è subito una sorpresa, che non fa altro che tingere di mistero un caso apparso anomalo fin dalle prime ore: sono le condizioni del sistema di raccordo che tiene collegato l'impianto di sorveglianza che proteggeva la villa. Un congegno messo fuori uso, neutralizzato alcune ore prima del furto, o meglio, alcune ore prima della strana incursione nella dimora maremmana di Daniele.



Come a dire: da un lato qualcuno ha reso inutilizzabile l'impianto, dall'altro i ladri hanno avuto gioco facile ad entrare, a forzare il residuo sistema di protezione e a mettere a segno il proprio disegno criminale. Ed è questo il punto più delicato delle indagini: qual era l'obiettivo di chi ha rovistato all'interno dell'abitazione del musicista? Difficile pensare che fosse un furto fine a se stesso, proprio alla luce di alcune anomalie emerso nel corso delle indagini. A partire dal bottino, dalla refurtiva, scarna per professionisti del ramo, che hanno la possibilità di entrare in casa di un vip, potendo contare su tante ore a disposizione. Come è noto, l'incursione è avvenuta durante i funerali di Roma e Napoli, chi è entrato in azione ha avuto a disposizione addirittura un'intera nottata per portare via oggetti di valore. E invece si sono accontentati di relativamente poco: un paio di centinaia di euro, due chitarre (una del valore di 40mila euro) e un orologio. Eppure sono stati lasciati tanti oggetti di valore, tante cose che avrebbero fruttato molto di più in un potenziale mercato della ricettazione.



Troppo frettolosi questi ladri, riflettono oggi i carabinieri: non hanno visto altri strumenti musicali, non hanno portato via tablet, televisori, telefonini cellulari, materiali sempre e comunque di ultima generazione. Quanto basta a tenere in piedi alcune suggestioni (al momento solo giornalistiche): cercavano documenti? Hanno preso materiale sensibile in grado di rappresentare un potenziale strumento di ricatto? Oppure i ladri si sono limitati «a mettere le cose a posto», compiendo un'operazione di verifica dello stato dei luoghi, magari anche solo per acquisire informazioni preziose nella delicata partita dell'eredità dei beni del cantautore? Leggi l'articolo completo su
Il Mattino