Pip Marano, Sos alla Regione: «Tre milioni per mettere in sicurezza l'area»

Pip Marano, Sos alla Regione: «Tre milioni per mettere in sicurezza l'area»
Un contributo regionale per uscire dall'impasse e risolvere la grana Pip. È la carta, la più importante, che il Comune di Marano intende giocarsi per racimolare...

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Un contributo regionale per uscire dall'impasse e risolvere la grana Pip. È la carta, la più importante, che il Comune di Marano intende giocarsi per racimolare i fondi necessari per la messa in sicurezza delle arterie e delle infrastrutture (tutte non collaudate o collaudate con false attestazioni) dell'area industriale, una cui parte è già stata sequestrata dalla Procura di Napoli. Il ricorso, il percorso che porta a Palazzo Santa Lucia, che già in passato ha stanziato diversi milioni di euro per il polo produttivo di via Migliaccio (fondi, tra l'altro, mai rendicontati dal Comune), sarebbe stato concertato con i magistrati della Dda di Napoli e la curatela giudiziaria della ditta (Iniziative industriali di Sant'Antimo) che ha realizzato le opere oggetto delle contestazioni.


L'ente cittadino punta a strappare un sostanzioso contributo, almeno due o tre milioni di euro, somma ritenuta sufficiente per rifare l'impianto di illuminazione, la rete fognaria, quella del gas e la strada che costeggia i capannoni. Nel contempo il Comune proverà ad escutere la polizza fideiussoria che l'azienda, fondata dai fratelli Raffaele e Aniello Cesaro, entrambi attualmente detenuti nel carcere di Terni, avrebbe dovuto presentare a garanzia dell'intera opera. Il condizionale è d'obbligo in questo caso, poiché resta da appurare se la polizza - che doveva essere rinnovata lo scorso ottobre - possiede i crismi della regolarità.

Questa soluzione porterebbe, contestualmente, alla rescissione unilaterale del contratto per le numerose irregolarità riscontrate dall'amministrazione comunale, ente che nel 2004 emanò il bando di gara poi vinto dalla società dei Cesaro. L'obiettivo del Comune, ribadito anche in sede di vertice con il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, è quello di salvaguardare le attività industriali e commerciali tuttora operanti nell'area di via Migliaccio. Buoni propositi che si scontrano però con le difficoltà di cassa dell'Ente, sempre in condizione di pre-dissesto finanziario, e della Iniziative industriale, che sembra essere ad un passo dal fallimento. Il diktat della Procura, che ha concesso ulteriore tempo per individuare una soluzione, è stato chiaro: se i lavori non partiranno nell'arco di qualche mese si opterà per la chiusura dell'intero complesso, al cui interno oggi si continua a lavorare pur in assenza delle necessarie condizioni di sicurezza.


Archiviata la pratica dei fondi da impiegare per i lavori richiesti dalla Dda, occorrerà poi pensare ai capannoni, anch'essi in buona parte ritenuti non a norma sotto il profilo urbanistico. Sarà possibile sanare gli abusi edilizi già riscontrati dai tecnici dell'Ente o si propenderà per l'acquisizione e il successivo abbattimento delle strutture acquistate dagli imprenditori? Su questo versante il quadro sembra essere piuttosto confuso. L'unico dato certo, al momento, è che nessuno, Comune e Iniziative industriali in primis, possiede i fondi necessari per attuare gli interventi richiesti oltre un anno e mezzo fa, quando nell'area Pip fecero irruzione i carabinieri del Ros. L'inchiesta, condotta dai pm Mariella Di Mauro e Giuseppe Visone, è culminata con l'arresto dei fratelli Cesaro, dell'imprenditore di Marano Antonio Di Guida, del tecnico Oliviero Giannella e di Salvatore Polverino, cugino del capoclan Giuseppe, meglio noto come 'o Barone, l'uomo che avrebbe stretto un patto con gli imprenditori di San'Antimo fratelli del parlamentare Luigi Cesaro.   Leggi l'articolo completo su
Il Mattino