Riapre il vicolo del Lupanare, a Pompei. E dunque, chi tra le migliaia di turisti che ogni giorno si affollano lungo la stradina, in attesa di entrare nel più grande e...
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Almeno quattro, le case di questa «Regio» degne di essere visitate: la casa dell'Orso ferito, quella di Sirico, la casa di Arianna o dei Capitelli colorati, e quella di Marco Cesio Blando. Se non si tengono da conto quelle di Popidio Prisco, di Vibio, di Gavio Rufo e di Spurio Mesor. Con quest'ultima tutta decorata in III stile pompeiano (è uno stile ornamentale; colonne fasci e fregi diventano ricche di minuzie e finezze decorative), i cui quadri figurati vennero staccati dalle pareti e ora sono al Museo Archeologico di Napoli. Altri vicoli interessanti da percorrere sono quelli detti «degli scheletri» e del Balcone Pensile, con quest'ultimo considerato il primo esempio in Pompei di quei balconi e ballatoi che diventeranno comunissimi nell'area dei nuovi scavi.
Per il vicolo «degli scheletri» c'è una storia nella storia: proprio là, Giuseppe Fiorelli, da poco diventato direttore degli scavi di Pompei, tra il 4 e il 5 febbraio del 1863 per la prima volta, colando del gesso liquido all'interno delle cavità lasciate nella cenere e nel lapillo dalla decomposizione dei corpi, ricavò i primi calchi di pompeiani morti durante l'eruzione. E saranno proprio alcuni di quei gessi a essere messi in bella mostra, nella casa di Sirico, in teche di vetro fornite di pannelli esplicativi. Bella casa, quella di Sirico, con doppio ingresso: uno su via stabiana e l'altro nel vicolo del Lupanare, a pochi metri dal postribolo. Alcuni studiosi ritengono che fu proprio Vedio Sirico, ricco commerciante che nella casa (vi si rinvenne un anello d'oro massiccio, con una gemma in corniola sulla quale è intagliata una testa virile su cui è inciso il nome Sirico) viveva con un fratello o con un socio in affari, a far scrivere sul muro l'invito, diretto a chi frequentava il bordello: «Questo non è luogo per oziosi: e tu, perditempo, tira dritto».
Apparteneva invece a un centurione della nona coorte pretoria la domus di «Cesio Blando», che da lui prende il nome. Situata quasi di fronte a quella dell'Orso ferito, la casa, di straordinaria bellezza, accoglie il visitatore, all'ingresso, con un bel mosaico di un timone di nave e di un tridente. Altro discorso è per la Casa dell'Orso ferito: chiusa da quasi un ventennio è stata recuperata interamente negli apparati musivi. E il bel mosaico «dell'orso» che tenta di strappare la punta di lancia che lo ha trafitto è stato ripulito.
Adesso è visibile dall'esterno e protetto da una lastra di vetro infrangibile. L'ingresso alla casa, dunque, avverrà tramite un varco che conduce direttamente al tablino con pavimento mosaicato. Il peristilio della Casa di Arianna è, invece, fatto di capitelli che in età romana vennero stuccati e dipinti con colori policromi. Attorno al peristilio, alcune stanze conservano ancora pitture ornamentali e paesistiche stimate del «IV stile», lussuoso e con schemi fantastici come nella casa dei Vettii.
Ma via degli Augustali ha anche un'altra caratteristica: è sede di una delle pochissime fontane pubbliche di marmo di Pompei. Perché proprio là? È una domanda a cui sono state date risposte diverse. Un poco come la stessa città, che ogni giorno si presenta sempre con una nuova veste a chi la visita. Anche se è passato mezzo secolo dalla prima volta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino