Olive, formaggi, vino, ma anche carni calde e pesce preparato al momento. I pompeiani pranzavano prevalentemente fuori casa e dalla città che fu sepolta dall'eruzione...
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«Per quanto strutture come queste siano ben note nel panorama pompeiano - ha commentato l'archeologa - il rinnovarsi della loro scoperta, anche con gli oggetti che accompagnavano l'attività commerciale, e dunque la vita di tutti i giorni, continua a trasmettere emozioni intense che ci riportano a quegli istanti tragici dell'eruzione, che pure ci hanno consegnato testimonianze uniche della civiltà romana».
Nel «termopolio» sono state trovate anche le «dolia» (giare) incassate nel bancone di mescita in muratura, che erano molto diffusi nel mondo romano. Nella Regio V è aperto un cantiere di messa in sicurezza e consolidamento del Grande Progetto Pompei, che sta interessando gli oltre tre chilometri di perimetro dell'area non scavata del sito. Il «termopolio» è emerso nello slargo che fa da incrocio tra il vicolo delle Nozze d'argento ed il vicolo dei Balconi e, seppure ancora non del tutto portato alla luce, offre uno spettacolo di rara bellezza: le decorazioni del bancone raffigurano su un lato una bella Nereide a cavallo in ambiente marino e, sull'altro, molto probabilmente l'illustrazione dell'attività stessa che si svolgeva nella bottega, quasi come un'insegna commerciale. Alcune anfore poste davanti al bancone, ritrovate al momento dello scavo, riflettevano infatti esattamente l'immagine dipinta. Sono una ottantina i «termopoli» disseminati nell'antica Pompei. L'ultimo ritrovato ha un suo fascino speciale proprio per gli affreschi che ha rivelato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino