Pompei, scoperta la stanza degli schiavi nella villa romana sottratta ai tombaroli

Pompei, scoperta la stanza degli schiavi nella villa romana sottratta ai tombaroli
Sottratta ai tombaroli, la stanza degli schiavi è la nuova scoperta nel parco archeologico di Pompei. Dagli scavi della villa di Civita Giuliana emerge il nuovo...

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Sottratta ai tombaroli, la stanza degli schiavi è la nuova scoperta nel parco archeologico di Pompei. Dagli scavi della villa di Civita Giuliana emerge il nuovo ambiente in eccezionale stato di conservazione: grazie all’affinamento della tecnica dei calchi inventata da Giuseppe Fiorelli nell’Ottocento, sono stati portati alla luce letti e altri oggetti in materiali deperibili, che permettono di acquisire interessanti dati sulle condizioni abitative e di vita nel mondo romano. 

«Pompei è la prova che quando l’Italia crede in se stessa e lavora come una squadra raggiunge traguardi straordinari ammirati in tutto il mondo. Pompei è anche un luogo dove si fa ricerca e si sperimentano nuove tecnologie», dice il ministro della Cultura, Dario Franceschini, definendo il parco un modello unico e commentando la nuova scoperta nella villa suburbana a nord di Pompei indagata dal 2017 e che ha già restituito un carro cerimoniale e una stalla con i resti di tre cavalli. Anche l'ultimo rinvenimento rinvenimento è avvenuto non lontano dal portico. 

Trovate tre brandine in legno, una cassa lignea con oggetti in metallo e in tessuto che sembrano far parte dei finimenti dei cavalli. E, appoggiato su uno dei letti, un timone di un carro, di cui è stato effettuato un calco. In particolare, i letti sono composti da poche assi lignee sommariamente lavorate che potevano essere assemblate a seconda dell’altezza di chi li usava: due di 1,70 metri, circa, uno di 1,40, per cui potrebbe essere di un ragazzo o di un bambino. La rete è formata da corde, le cui impronte sono parzialmente leggibili nella cinerite. Al di sotto delle brandine, pochi oggetti personali, tra cui anfore poggiate per conservare oggetti, brocche in ceramica e il “vaso da notte”. Si tratta di una stanza che era illuminato da una piccola finestra in alto e non presentava decorazioni sulle pareti. Oltre a fungere da dormitorio per un gruppo di schiavi, forse una piccola famiglia come lascerebbe intuire la piccola brandina, l’ambiente serviva come ripostiglio.

Lo scavo rientra in un’attività che il parco archeologico sta portando avanti assieme alla Procura di Torre Annunziata, guidata dal magistrato Nunzio Fragliasso: pochi mesi fa il rinnovo di un protocollo d’intesa per contrastare le attività di scavo clandestino a Pompei, un patto che vede impegnati anche il Nucleo Tutela patrimonio culturale Campania e il Nucleo investigativo Torre Annunziata dell’Arma dei carabinieri. Purtroppo, anche in questo ambiente, una parte del patrimonio archeologico è andato perduto a causa dei cunicoli scavati dai tombaroli che, in tutta la villa, hanno creato un danno complessivo stimato in quasi due milioni di euro. Ma questa «è sicuramente una delle scoperte più emozionanti nella mia vita da archeologo, anche senza la presenza di grandi ‘tesori’: il tesoro vero è l’esperienza umana, in questo caso dei più deboli della società antica, di cui questo ambiente fornisce una testimonianza unica», dichiara il direttore del parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel.

«Ancora una volta uno scavo nato dall’esigenza di tutela e salvaguardia del patrimonio archeologico, in questo caso grazie ad una proficua collaborazione con la procura di Torre Annunziata, ci permette di aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza del mondo antico», rimarca Massimo Osanna, direttore generale dei Musei sotto la cui direzione al Parco archeologico di Pompei le attività di scavo sono state avviate nel 2017. «Lo studio di questo ambiente, che sarà arricchito dai risultati delle analisi in corso, ci permetterà di acquisire nuovi interessanti dati sulle condizioni abitative e di vita dagli schiavi a Pompei e nel mondo romano». Soddisfatto anche il procuratore capo, Nunzio Fragliasso: «In attuazione del suddetto protocollo continueranno le attività investigative e di ricerca sia presso gli scavi di Civita Giuliana che presso altri siti di scavi archeologici abusivi ricadenti nel territorio di Pompei».

m.p.

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Il Mattino