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Giovani migranti e napoletani lavoreranno insieme per valorizzare il verde urbano nella zona orientale di Napoli. É nata ufficialmente l'impresa sociale Ve.Spe, acronimo di Verde Speranza, che intende creare occasioni di lavoro per persone svantaggiate e recuperare molte aree verdi abbandonate nel quartiere Ponticelli, e non solo. Una esperienza che intende lavorare sull'integrazione dei migranti e per lottare contro le precarie condizioni economico-lavorative dei giovani stranieri.
La cooperativa appena costituita si pone un ulteriore obiettivo: sensibilizzare cittadini e istituzioni alla questione ambientale e ai diversi temi che sono ancora trascurati. Lo spiega Luciano Errico, 29 anni, fisico, e ora presidente di Ve.Spe, che, insieme ai suoi amici, ha lavorato sodo sul progetto proposto al Comune di Napoli nell’ambito de “I Quartieri dell’Innovazione” ottenendo il primo posto nella graduatoria dei gruppi informali. Con le risorse messe a disposizione, Luciano, Mamadi e gli altri soci dovranno prima formarsi sulla gestione di una impresa per poi occuparsi dei vari aspetti per avviare il lavoro: l'acquisto dell'attrezzatura, l'adeguata formazione del personale, e così via. Non mancano molti adempimenti burocratici cui fare attenzione. Oltre ai servizi di giardinaggio, in supporto alla municipalità, la cooperativa intende realizzare spazi didattici nel verde all'interno degli istituti scolastici di Ponticelli così da creare luoghi sani e nuovi in cui fare apprendimento.
Aiuole, parchi, giardini e altre aree pubbliche saranno al centro del lavoro dei soci della cooperativa: gli spazi saranno scelti in base alle priorità e alle esigenze espresse dai residenti.
Nel lungo percorso fino alla nascita della cooperativa la burocrazia ha rappresentato uno degli ostacoli cui il gruppo di giovani ha dovuto far fronte. E non sono mancati, purtroppo, alcuni episodi di discriminazione. Il tutto è scivolato addosso ai giovani migranti e ai napoletani quando hanno saputo di aver ottenuto il miglior punteggio su tutti i criteri del bando. La nascita di una realtà associativa non era nelle ambizioni di nessuno dei migranti - quattro quelli nel direttivo - che ora possono fare piani a lungo termine grazie a questa opportunità. «É una bella storia che vogliamo sia da esempio e raccontarla il meglio possibile», spiega Luciano che vuole far conoscere i protagonisti di questa avventura, le loro storie, la loro fatica.
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