Napoli, altro che Olimpiadi: viaggio nel degrado del palazzetto dello sport di Ponticelli

Ci si può girare tutt’intorno. E solo i cinque cerchi olimpionici montanti sulla facciata esterna della struttura lasciano intendere che si è di fronte al...

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Ci si può girare tutt’intorno. E solo i cinque cerchi olimpionici montanti sulla facciata esterna della struttura lasciano intendere che si è di fronte al palazzetto dello sport di Ponticelli. A via Argine, i residenti conoscono bene quell’impianto. Ma chi arriva in quella periferia per la prima volta, inevitabilmente, cerca di capire cosa c’e attorno a quel campo di sterpaglie. Degrado e incuria sembra che vadano al passo con la burocrazia che decreta l’apertura e la chiusura del palazzetto dello sport di Ponticelli. 



 A camminare lungo il perimetro della struttura si fa fatica a capire da dove entrare. «Ci sono più di cinquanta ingressi» spiega un uomo che abita poco distante. Il cancello principale è chiuso da un catenaccio. Ed è l'unico che può essere aperto da chi abita all’interno del palazzetto. È un’anziana signora vedova del custode a cui è stato permesso di restare. Ma da quel cancello si nota anche un gabbiano ferito. Non riesce a volare perché ha le ali ferite e si è adagiato sul pavimento poco distante la porta della palestra principale. 


Le sterpaglie che sono cresciute tutt’intorno al palazzetto si notano subito, quando si arriva, dalla tangenziale, si vedono anche i cumuli di spazzatura e gli ingombranti lasciati a bloccare gli ingressi. Come il materasso matrimoniale sistemato accanto ad un cancello a coprire alcuni tubi, probabilmente l’impianto dell’acqua. Nelle vicinanze, tra le sterpaglie, ci sono vestiti stracciati ed una valigia rotta. Una delle rampe d’accesso è bloccata da una transenna. Doveva impedire l’accesso a causa di una voragine, le piccole mattonelle sono saltate e c’e il rischio di cadere e farsi seriamente male, ma la transenna  è capovolta. Se si cammina ancora un po' lo scenario non cambia.


Criminali dell’ambiente che sversano rifiuti e tossicodipendenti hanno ‘colonizzato’ la zona. L’esempio più eclatante è rappresentato da una rampa di scale che avrebbe dovuto consentire di arrivare alle palestre. È davvero impossibile mettere anche un solo piede su quelle scalette di pietra. Oltre ai rovi bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi, tra residui di siringhe e spazzatura. Cartoni e bottiglie di plastica sono niente a confronto della carcassa di un motorino abbandonata lì vicino. Scritte e piccoli atti vandalici poi fanno il resto. Un degrado che però non cambia, che abitua agli occhi dei residenti, l’assenza di chi dovrebbe tutelare quel luogo dedicato ai giovani nella periferia ad est di Napoli. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino