Bipiani Ponticelli, tour nel degrado della baraccopoli di amianto

I prefabbricati costruiti in amianto del “campo bipiani” di Ponticelli ospitano ancora numerose famiglie, italiane e straniere. Furono edificati per rispondere...

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I prefabbricati costruiti in amianto del “campo bipiani” di Ponticelli ospitano ancora numerose famiglie, italiane e straniere. Furono edificati per rispondere all’emergenza abitativa dopo il terremoto del 1980. Sono passati oltre trent’anni e ancora non c’è, al momento, una soluzione definitiva.

 

I trecentottanta residenti sopportano il gelo di queste settimane nelle fatiscenti sistemazioni in via Isidoro Fuortes, zona isolata del quartiere di Napoli Est. Nella baraccopoli insistono numerose cause di pericolo. A partire dalla presenza di amianto, sia nelle coperture che nelle pareti esterne delle unità abitative, lacerate in più punti, forate dagli stessi occupanti per la sistemazione di cavi e antenne; per la presenza di fili elettrici penzolanti allacciati abusivamente ai contatori ubicati proprio a ridosso delle “case” stesse; per l’invasione di ratti e per la mancanza di una vera e propria rete fognaria. Molti alloggi sono stati risistemati alla meglio internamente ma ci sono situazioni criticissime, come la presenza di pareti cedevoli, muffe, insetti, ecc. Si registrano situazioni estreme di vivibilità che riguardano anche diverse persone affette da disabilità e numerosi minori che convivono in situazioni di estremo degrado e abbandono.
 

Difatti, i “bipiani” di Ponticelli, al confine col quartiere Barra, creano anche una forma di emarginazione sociale. Nel corso degli anni molti residenti sono riusciti a scappare, a trovare una soluzione migliore. Altri sono rimasti qui non avendo altre possibilità. La maggior parte di loro sono disoccupati, c’è chi si arrangia con piccoli lavoretti ma non ha alternative valide rispetto a questa “trappola di amianto”, come la definiscono in tanti.

Visto l’immobilismo, nei giorni scorsi l’Avvocato Elena Manzi, su mandato del comitato “Bipiani liberi da amianto”, ha avviato una formale diffida e messa in mora verso il Comune di Napoli «al fine di palesare una già nota nonché incresciosa situazione di pericolo ambientale, il cui intervento risolutivo appare necessario e doveroso». Nella nota, indirizzata al Sindaco e vari organi competenti sulla questione, l’avvocato ha evidenziato che la «forte presenza di amianto […] nuove gravemente la salute degli abitanti» e che «gli stessi, alcuni già affetti da numerose patologie  asbesto correlate, altri addirittura deceduti, rischiano quotidianamente il proprio diritto alla salute pur di vedersi garantito un altrettanto diritto, quello all’abitazione».

Dopo la nota il Comune di Napoli ha ricevuto i rappresentanti del comitato in una riunione tenutasi a Palazzo San Giacomo, convocata dall’Assessore con delega al Patrimonio, alla quale hanno partecipato i responsabili di vari Servizi e hanno preso parte anche i rappresentanti della VI Municipalità. C’era anche Patrizio Gragnano, portavoce dei residenti del campo di via Fuortes, che ha ribadito la necessità di trovare una immediata soluzione abitativa per tutte le persone e che ha proposto la riconversione di tre immobili della zona, attualmente abbandonati ma che potrebbero essere riutilizzati per accogliere le famiglie disagiate. Seguiranno dei sopralluoghi nelle strutture per valutare la fattibilità e per quantificare le risorse necessarie e tutte le operazioni indispensabili. Anche il progetto esecutivo per la demolizione del campo redatto dall’amministrazione comunale nel 2017 risulta ancora privo di adeguata copertura finanziaria: il piano fu approvato due anni fa con una delibera di giunta e prevedeva opere per quasi due milioni di euro.

Resta prioritaria una sistemazione abitativa per tutti i residenti. Nel lontano 2001 proprio l’occupazione abusiva dell’attuale campo ne rese impossibile la demolizione mentre furono portate a termine le operazioni di smantellamento del villaggio che sorgeva proprio di fronte a quello attuale che è composto da oltre cento alloggi occupando un’area di oltre 12mila metri quadrati.


I residenti sono costretti a tenere duro ancora per un po’. La pioggia di queste ore peggiora le condizioni di questo posto: si cammina tra pozzanghere, viali invasi di fango e sporcizia. Ci si arrangia e ci sia aggrappa alla speranza di un posto diverso in cui poter andare e su cui si lavora in questi giorni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino