Via la Conateco dal porto di Napoli. L'Autorità Portuale non intende fare sconti: nonostante l'approvazione del bilancio della società, infatti, l'Ente porterà nel...
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In pratica la più grande azienda terminalistica del porto di Napoli, quella che movimenta il 90% dei contenitori in arrivo e in partenza, rischia di dover abbandonare lo scalo per i forti debiti accumulati nei confronti dell'Autorità Portuale; per non aver rispettato alcuni piani di rientro programmati che erano stati deliberati proprio dal Comitato Portuale; per non aver pagato i canoni di noleggio di due grandi gru di proprietà dell'Ente pubblico; per avere presentato a garanzia del debito una fideiussione non giudicata idonea dallo stesso Ente di piazzale Pisacane. Insomma un vero e proprio cratere di debiti che sfiora i sette milioni di euro.
Il commissario straordinario Antonio Basile tira dritto per la sua strada: l'inchiesta della Corte dei Conti che ha messo sotto i riflettori proprio la capacità di recuperare i crediti da parte dell'Autorità Portuale è una vera e propria spada di Damocle che pende sulla testa di dirigenti e funzionari dell'Ente per cui ogni adempimento previsto dalla legge va fatto è portato avanti senza esitazioni. Certo, bisogna controllare il passato, ma il presente non ammette distrazioni.
Una situazione delicatissima, quindi, in cui non si intravedono vie d'uscita se non una massiccia immissione di liquidità da parte dei due soci di Conateco, due colossi planetari della logistica come Cosco e Msc. Ma sia in Cina, sia a Ginevra, prima di mettere mani al portafogli vogliono capire cosa è successo a Napoli; come mai la situazione è improvvisamente precipitata se, come i vertici napoletani di Conateco tendono disperatamente di dimostrare, il mancato escavo dei fondali ha potuto generare una situazione così grave. Insomma si stanno ricostruendo tutti i passaggi, si analizzano voce per voce i bilanci, si tenta di portare allo scoperto negligenze o omissioni della stessa Autorità Portuale. Ci sono tutte le premesse, dunque, perché anche questa vicenda finisca nelle aule dei tribunali.
I più preoccupati, naturalmente, sono i lavoratori; quasi cinquecento addetti tra diretti e indiretti, che seguono la vicenda passo dopo passo. È di pochi giorni fa la bocciatura da parte dei sindacati di una richiesta di mobilità per oltre cento dipendenti.
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