Sono per lo più giovani laureati e iperspecializzati; lavorano sodo per i siti archeologici più importanti custodendo le tracce delle antiche civiltà, ma in...
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LE MANIFESTAZIONI
I primi presidi si sono tenuti proprio nei due più importanti siti archeologici in provincia di Napoli: nei giorni scorsi agli Scavi di Pompei e domenica al parco archeologico di Ercolano, dove hanno manifestato oltre trecento lavoratori tra guide, addetti all'accoglienza, addetti alla vigilanza e alla pulizia. E la protesta non intende fermarsi, tanto che sono previsti nuovi presidi anche ad Oplonti e alla Reggia di Caserta. I contestatori hanno già informato il ministero e contano di essere ricevuti al più presto dal ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini. «Nel 2019 i parchi archeologici di Pompei ed Ercolano dice Domenico Quintavalle, legale di Cobas Regione Campania - hanno avuto un aumento di visitatori ed incassi, con circa 4 milioni di presenze il primo (ed un incasso annuo di 60 milioni di euro) e 558mila il secondo. Eppure, nonostante l'enorme flusso di denaro che questi numeri assicurano, il ministero e le sovraintendenze competenti continuano ad abusare del lavoro in appalto. Infatti, le principali attività di accoglienza e sicurezza necessarie al normale funzionamento dei Parchi Archeologici (accoglienza, ufficio guide, ufficio informazioni, biglietteria, controllo accessi, vigilanza, igienizzazione) sono assicurate da personale dipendente di società appaltatrici, tra le quali le società Opera Laboratori Fiorentini Spa, Ales-Arte Lavoro e Servizi Spa (società in house del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali), Emme Service». Con l'esternalizzazione i lavoratori, sebbene iperspecializzati, si trovano a lavorare in condizioni precarie. «I lavoratori sono quasi sempre selezionati in base al possesso del titolo di laurea e con uno o più master - prosegue Quintavalle - ma da anni sono condannati alla precarietà e a trattamenti economici e normativi discriminanti rispetto ai loro colleghi dipendenti pubblici. Lavoratori di serie B con meno salario, con meno diritti, spesso con contratti part-time o a tempo determinato e con meno tutele riguardo la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, tenuto conto che il personale è costretto ad assicurare la propria prestazione lavorativa esposto alle intemperie, in qualsiasi condizione climatica, privo di dispositivi di protezione individuale e con a disposizione locali e servizi igienici a dir poco sgarrupati».
I NODI
«La situazione di noi giovani è molto particolare dicono i lavoratori - in molti ci ritroviamo ad essere laureati, alcuni iper specializzati, che occupano posizioni da diplomati. Siamo i relitti di un paese che non soltanto ci ha rubato il futuro, ma si è preso il nostro presente. Vogliono toglierci il diritto di parlare e lo fanno con minacce che aleggiano nell'aria, ma talvolta sono concrete: se vuoi conservare il posto di lavoro, devi stare zitto. In che modi si può rubare la dignità a chi lavora? Si va dai mini-contratti del lavoro a somministrazione ai contratti fasulli part-time; ai salari bassi; alla mancanza di spazi adeguati; al non rispetto delle condizioni di sicurezza; al peso maggiore da sobbarcarsi dovuto alla carenza di personale. Non possiamo più tacere». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino