Premio Serao, quando la cultura è simbolo di orgoglio

Una donna, un giornale, una città e un premio. Per Matilde Serao, fondatrice del «Mattino», giornalista e scrittrice, ieri sera al teatro San Ferdinando, si...

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Una donna, un giornale, una città e un premio. Per Matilde Serao, fondatrice del «Mattino», giornalista e scrittrice, ieri sera al teatro San Ferdinando, si è onorato il protagonismo femminile, con la prima edizione del premio letterario a lei intitolato e che ha avuto come vincitrice la scrittrice e critica Antonia Arslan. Ma è stato anche celebrato il legame tra una città e un giornale. Lo ha ricordato il ministro della Cultura Dario Franceschini che ha consegnato il riconoscimento (una scultura di Mimmo Paladino) alla Arslan, visibilmente commossa. «La Serao è stata una donna che ha vissuto un secolo prima tutte le battaglie che le donne hanno vinto molti anni dopo» ha commentato e ha aggiunto: «Con eventi come questo si comprende quanto Il Mattino sia legato alla storia e all'identità di Napoli e mostra che può esserci una strada per superare la crisi della carta stampata». Anche il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano con un videomessaggio ha sottolineato «la straordinaria anticipazione della valorizzazione del ruolo della donna» compiuto dalla Serao che è stata anche un «grande esempio di giornalismo colto e popolare».

 
Sul ruolo anticipatore nella lotta per l'emancipazione culturale e femminile dell'autrice del Ventre di Napoli sul legame con la sua città anche la Arslan ha usato parole forti, di ammirazione: «La Serao fa parte di una galassia sommersa che diede vita a un grande fervore, a una vivacità di scrittura che vide le donne come protagoniste e professioniste». Alla vincitrice di origine armena si deve l'intervista impossibile che ha rappresentato il cuore della serata. E lei ha voluto sottolineare anche il suo legame con Napoli: «È una città che ho imparato ad amare e a sognare a 18 anni. È stato un amore che mi è penetrato nel profondo perché qui resiste ancora una grande sensazione di comunità». 

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