Durante le ore convulse dello spoglio, Antonio Bassolino si era allontanato dal comitato elettorale di via Toledo per una passeggiata scaramantica che, però, non gli ha...
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Potrebbe finire così. Con gli abbracci di chi l’ha sostenuto fin dall’inizio, i compagni ritrovati e i giovani che hanno cominciato a praticare la politica. Ha ringraziato i volontari che l’hanno aiutato: «Loro sono una risorsa per il partito e per la democrazia».
Poi viene al punto: «Mi sono candidato per ridare spazio alla politica, per sanare ferite del passato. Volevo riaprire il dibattito politico in una città e in un partito che non dava più segni di vita. Questo confronto è ripartito. Ed è stato un bene per il Pd, che avrebbe rischiato di perdere altro tempo prezioso, e per la città. Ho combattuto con passione e caparbietà». Che cosa non ha funzionato? «Il voto in alcune parti del territorio. Ma è presto per le analisi. La differenza è stata minima, appena 500 voti». Non riesce a trattenersi, l’amarezza è forte: «Bastava che qualcuno che ha raccolto le firme per la mia candidatura non cambiasse idea in 24 ore. In compenso, tante forze attive esterne al Pd si sono attivate. Ho cercato di far partecipare alle primarie più gente possibile. Purtroppo, tanti non sapevano neanche dove si votasse. È mancata una comunicazione che coinvolgesse tutta la città. Questo è il mio rammarico». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino