Primarie Pd, la prudenza della Valente: voglio l’unità del partito.

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Prudenza, prudenza e ancora prudenza: lo scottante pomeriggio vissuto a Montecitorio in una apparente routine parlamentare di Valeria Valente è contrassegnato da una grande...

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Prudenza, prudenza e ancora prudenza: lo scottante pomeriggio vissuto a Montecitorio in una apparente routine parlamentare di Valeria Valente è contrassegnato da una grande circospezione. Nel rilasciare dichiarazioni ufficiali (a fine giornata nessuna), nel frenare facili entusiasmi, nell’aspettare. La notizia dell’accordo con cui il partito democratico la sceglie come candidato unitario per le primarie per affrontare (e possibilmente battere) Antonio Bassolino non la travolge. E lei, la 39enne lanciata in prima linea chiede quello che ha sempre ribadito come precondizione fin dagli scorsi mesi: un appoggio leale tanto a Roma quanto a Napoli.


La decisione finale in casa Pd, puntando tutto sulla coordinatrice campana di Rifare l’Italia per vincere le primarie partenopee e presentarsi con maggiori possibilità di vittoria alle elezioni contro de Magistris e Lettieri, è maturata tra vertici notturni e una convocazione a Roma di Mario Casillo, grande tessitore dem a Napoli. Ma non è stata accolta come una liberazione. Neppure dalla diretta interessata. Valente, infatti, ha passato il pomeriggio di ieri su un telefono rovente molto guardinga.

Sa, dopo aver criticato negli due mesi molto aspramente i renziani che governano il partito nel Golfo e in Campania sparando ad alzo zero sulla segreteria regionale rinnovata a dicembre, che la maggioranza del Pd locale non avrebbe gioito per la sua discesa in campo. E sa che non è affatto scontato superare l’ostacolo di Gianluca Daniele, il consigliere regionale di Area riformista, la minoranza di sinistra, pronto con 800 firme a candidarsi alle primarie per le elezioni comunali dopo aver fatto il pieno di voti in città alle regionali.


Evitate quindi le pressanti richieste dei giornalisti, scansati i complimenti di colleghi e amici, saltate le esaltazioni di qualcuno, Valente ha ribadito ai vertici nazionali del Pd la sua linea: se è Roma che decide la linea, è tuttavia a Napoli che si deve giocare la partita. E per poter essere in campo non basta contare su accordi capitolini ma bisogna avere appoggi concreti.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino