Primo maggio, il Comune di Napoli cita Auschwitz: l'indignazione della Comunità Ebraica

Primo maggio, il Comune di Napoli cita Auschwitz: l'indignazione della Comunità Ebraica
La Comunità Ebraica di Napoli esprime indignazione e profondo sconcerto nell'apprendere la notizia, pubblicata da alcuni organi di informazione, dello slogan con il...

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La Comunità Ebraica di Napoli esprime indignazione e profondo sconcerto nell'apprendere la notizia, pubblicata da alcuni organi di informazione, dello slogan con il quale il Comune di Napoli ha lanciato il suo concerto virtuale «Primo Maggio virtuale: solo il lavoro rende liberi», che richiama la frase che campeggiava all'ingresso del campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz.


La successiva correzione da parte del Comune di Napoli, che ha sostituito quell'espressione tristemente evocativa di uno dei periodi più bui della storia umana con la frase «solo il lavoro rende la dignità», nulla toglie alla gravità della scelta operata dall'assessorato alle Politiche Sociali e al Lavoro del Comune di Napoli che, con un uso tanto disinvolto delle parole, rivela superficialità, insensibilità e ignoranza inaccettabili da parte di una rappresentanza istituzionale.

La Comunità Ebraica di Napoli, da sempre impegnata nel dialogo interreligioso e interculturale nel rispetto delle specificità di ciascuno, ritiene offensivo per la memoria delle vittime della Shoah e per gli Ebrei la scelta di quell'espressione odiosa e considera l'episodio un esempio pericoloso di come la conoscenza corretta di quel che è stato abbia sempre meno spazio presso certe amministrazioni, evidentemente più avvezze alla banalizzazione degli eventi storici che alla corretta percezione del loro reale significato.


Sul fatto interviene anche il presidente nazionale della Federazione delle associazioni Italia-Israele, Giuseppe Crimaldi: «L'ennesimo, grave e pesantissimo scivolone in cui è incorsa l'amministrazione comunale di Napoli nel pubblicare uno slogan celebrativo del Primo Maggio in cui viene menzionata la frase: “Il lavoro rende liberi”, gelida rimembranza di ciò che campeggiava all'ingresso di Auschwitz - dichiara Crimaldi - rivela l'approssimazione, l'ignoranza e l'assoluta mancanza di sensibilità civile, umana e politica di certi assessori e funzionari che occupano Palazzo San Giacomo. Un fatto grave, la cui gravità non può liquidarsi e chiudersi con le scuse di qualcuno. Che tristezza, che vergogna». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino