«Processo speciale» per i Cesaro, è scontro: avvocati lasciano la difesa

«Processo speciale» per i Cesaro, è scontro: avvocati lasciano la difesa
E' scontro tra gli avvocati della difesa ed il presidente del collegio giudicante al processo agli imprenditori Raffaele e Aniello Cesaro, fratelli del senatore di Forza...

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E' scontro tra gli avvocati della difesa ed il presidente del collegio giudicante al processo agli imprenditori Raffaele e Aniello Cesaro, fratelli del senatore di Forza Italia Luigi (prosciolto in questo procedimento), imputati di concorso esterno in associazione mafiosa, in corso al Tribunale di Napoli Nord, con sede ad Aversa.


All'ultima udienza, i difensori dei sei imputati hanno deciso di abbandonare la difesa per protesta contro «l'eccessiva compressione dei tempi del processo», che, nelle intenzioni del presidente del collegio giudicante, Francesco Chiaromonte dovrebbe concludersi entro la metà di febbraio. Chiaromonte è stato trasferito al Tribunale di Sorveglianza, dove dovrebbe prendere servizio a febbraio. Al processo, sono state calendarizzate tre udienze a settimana per sentire 130 testi, mentre con decreto emesso dal presidente del Tribunale di Napoli Nord Elisabetta Garzo, su richiesta della coordinatrice dei collegi penali Domenica Miele, è stato disposto che i componenti del collegio del processo Cesaro - nelle date in cui il processo è calendarizzato - siano esonerati dallo svolgimento delle funzioni di giudice monocratico e delle relative udienze.

Il decreto ha suscitato la protesta dell'avvocato Vincenzo Maiello, difensore dei fratelli Cesaro, che ha parlato di «processo speciale», con «un florilegio di violazioni dei diritti della difesa». «Le 37 udienze riservate ai testi dell'accusa sono state spalmate nell'arco di due anni - ha aggiunto il legale - mentre quelle destinate alla difesa devono concludersi con un tour de force in poche settimane». La Camera Penale di Napoli Nord ha deciso cinque giorni di astensione dalle udienze dal 27 al 31 gennaio, ed ha chiesto al presidente Garzo la revoca del decreto.
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Il Mattino